04 Giugno 2025 Artforum, "Diana Anselmo" | 16 Aprile 2025 Frieze, "Must-See: The Tears of Karl Lagerfeld" | 16 Aprile 2025 Süddeutsche Zeitung Magazin, "Mit welcher Haltung kommt man in der Kunstwelt am weitesten, Maurizio Cattelan?" | 09 Aprile 2025 The Berliner, "Consider Listening: An exhibition urging calm amidst outrage" | 02 Aprile 2025 Wallpaper, "Aboard Gio Ponti's colourful Arlecchino train in Milan, a conversation about design with Formafantasma" | 26 Marzo 2025 Frieze, "Diego Marcon’s Films Conjure a Familiar, Grotesque World" | 19 Marzo 2025 Arts Hub, "1500-degree molten steel installation, inspired by Caravaggio, to drip from the ceiling of Mona" | 15 Maggio 2024 Frieze, "Silvia Rosi Gives Voice to Her Parents’ Migration Story" | 30 Marzo 2024 The Korea Times, "Foreigners Everywhere: Artist duo who inspired this year's Venice Biennale lands in Seoul" | 07 Febbraio 2024 Artnet News, "Ceramics Are as Contemporary as a Smartphone: Chiara Camoni on Her Tactile Sculptures"
mostre

Argilla e tessuto – due dei materiali più antichi ed eloquenti dell'umanità – si ergono come testimoni profondi dell'esperienza umana. Attraverso impronte, trame e segni, questi materiali conservano tracce intime del gesto e dell'intenzione, creando registri permanenti del movimento nel tempo. Questa mostra riunisce dieci artisti contemporanei del Mediterraneo, del Medio Oriente e delle loro diaspore, che sfruttano l'innata capacità di memoria e testimonianza di questi materiali.
Francesco Simeti crea opere stratificate che attingono a discorsi sociali, filosofici e ambientali, esplorando in particolare la natura duale dell’acqua attraverso collage digitali site-specific e installazioni tessili. Attraverso immagini sovrapposte che uniscono fonti storiche e contemporanee, le sue opere tracciano la trasformazione dei paesaggi naturali, sfruttando la mutevolezza intrinseca del tessuto per riflettere sui cambiamenti ecologici e sull’intervento umano. mostra26 Maggio 2025

Nato a Trieste nel 1955, Massini si trasferì a Napoli a metà degli anni '70 per studiare all'Accademia di Belle Arti. Attualmente vive e lavora a Treviso, in Italia. Il suo precoce contatto sia con le tradizioni classiche che con i movimenti modernisti pose le basi per il suo approccio innovativo alla pittura e alle tecniche miste. La sua arte è caratterizzata da modulazioni ritmiche, superfici intricate e una meticolosa stratificazione di pigmenti e materiali, che danno vita a dipinti che sfiorano la tridimensionalità - ricchi di profondità sia visiva che tattile.
Lo stile di Massini sfida ogni facile classificazione. Descrivendo il suo approccio come "meta-storico", evoca un regno visivo che fonde un'iconografia senza tempo con processi materiali contemporanei. Eteree guglie di chiese, fioriture, imbarcazioni, ampolle, anfore e calici antichi appaiono su fondi opachi e laccati, trasformando soggetti quotidiani o folcloristici in forme incantate. Le sue composizioni pulsano di energia, coinvolgendo lo spettatore in un dialogo tra semplicità e complessità, ripetizione e variazione, caos e ordine.
Centrale nella filosofia artistica di Massini è il suo processo meditativo. Incide linee sottili e ripetitive e curve su ogni superficie con una concentrazione quasi simile alla trance, riflettendo su simboli universali che trascendono tempo e spazio. Questo profondo coinvolgimento con la fisicità del medium produce opere che si percepiscono come esperienziali tanto quanto visive - composizioni che riecheggiano cicli naturali e invitano a una quieta contemplazione.
Le opere di Massini sono state presentate in numerose mostre internazionali, tra cui Cassina Projects, Milano (novembre 2025); Forma Gallery, Parigi (2023); Kunsthalle Budapest, Ungheria (2005); MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, Italia (2003); e il Museum der Moderne, Salisburgo, Austria (2000), tra gli altri.
Questa presentazione alla June Art Fair offre una rara opportunità di incontrare le opere di Massini del primo XXI secolo in un contesto focalizzato, rivelando la continuità della sua visione e riaffermando la sua posizione come voce unica nella pittura contemporanea italiana.
(comunicato stampa) mostra14 Maggio 2025

"The World Tree" (L’Albero del Mondo) è il titolo di questa edizione, concepita come un progetto polifonico che dialoga con l’ecosistema artistico del Guatemala e della Mesoamerica, ribadendo la capacità dell’arte di unire mondi lontani. In un contesto globale segnato da tensioni e conflitti, questa Biennale si erge a simbolo del potenziale dell’arte nel coltivare comprensione, celebrare la diversità e promuovere unità e inclusione.
Pioniera nella promozione e nello sviluppo dell’arte in Centroamerica, la Biennale d’Arte Paiz è uno degli eventi più importanti dell’arte contemporanea nella regione dal 1978, classificandosi come la sesta Biennale più antica al mondo e la seconda in America Latina.
La Biennale è un progetto culturale della Fundación Paiz, organizzazione no-profit che da oltre quarant’anni sostiene lo sviluppo dell’educazione e della cultura in Guatemala, con la ferma convinzione che l’arte sia uno strumento essenziale per il progresso sociale.
Altri partecipanti saranno annunciati nei prossimi mesi. mostra13 Maggio 2025

La mostra è incentrata sui diritti e sul benessere degli animali, evidenziando la necessità di riconoscere e difendere le vite degli animali non umani in un mondo antropocentrico che li emargina, li opprime e li brutalizza. La mostra si ispira all'omonimo testo fondamentale di John Berger, “Perché guardare gli animali?”. (1980), che esplora il rapporto animale-uomo nella modernità e il modo in cui gli animali sono stati emarginati nelle società umane. Con la partecipazione di oltre 60 artisti provenienti da quattro continenti e con più di 200 opere che occupano tutti i piani del Museo, Why Look at Animals? è la più grande mostra mai organizzata da EMΣT e la prima grande mostra sui diritti degli animali non umani a livello internazionale.
Nell'immagine: Tiziana Pers, Saut dans le vide (still), 2016, Courtesy of the artist mostra08 Maggio 2025

Attraverso una raffinata selezione di opere su carta di 44 artisti, Le Divisament dou Monde mette in dialogo una serie di disegni realizzati da artisti italiani, dai Maestri fino ai giovani emergenti più interessanti e accreditati, in un percorso che indaga l’influenza visiva, culturale e simbolica dell’Estremo Oriente sull’arte contemporanea italiana.
La scelta di un medium così specifico, il disegno, è dettata anche della grande tradizione e sensibilità che la Cina testimonia verso il disegno e la calligrafia, un’attenzione che né gli sviluppi tecnologici né la relativa apertura verso le forme visive più occidentali sono riuscite in alcun modo a minare; il disegno e il lavoro su carta continuano a mantenere sempre uno statuto di primissimo livello e costituiscono, pur nelle loro varianti e sperimentazioni più recenti, uno specchio della cultura cinese contemporanea.
Le opere, alcune realizzate appositamente per il progetto, sono pensate come un omaggio allo spirito di esplorazione, osservazione e conoscenza che animò il viaggio di Marco Polo.
L’esposizione è realizzata da Fondazione Garuzzo, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ambasciata d’Italia a Pechino, Istituto Italiano di Cultura di Pechino, Istituto Italiano di Cultura di Shanghai. In collaborazione con ICCF- Italy China Council Foundation, Camera di Commercio Italiana in Cina. Con il contributo di FlyRen Energy Group.
Nell'immagine: Flavio Favelli, Blue Willow, 2025, Courtesy Galleria Francesca Minini mostra05 Maggio 2025

Strutturata come un abbecedario, la mostra alterna opere iconiche e pezzi inaspettati, creando dialoghi trans-storici. La scenografia immersiva di Berger&Berger trasforma il museo in un percorso circolare, riecheggiando sia i cicli del tempo che l'architettura di Shigeru Ban e Jean de Gastines. mostra22 Aprile 2025

Close but no cigar
26 aprile - 28 giugno 2025
Inaugurazione venerdì 25 aprile, ore 18-20
Giorgia Garzilli dipinge il desiderio. Di possedere, di trattenere, di vedere e di rappresentare. I paradossi della critica diventano i dipinti stessi. Questi oggetti di tela tesi, ricoperti di pigmento, sono desiderati tanto quanto le immagini che raffigurano e le ambizioni che quelle immagini rappresentano. Le sue opere sono consapevoli del loro posto nel lusso del nostro mondo, una riflessività che permette loro di godersi la propria esistenza e a noi di goderne, lasciando però sempre una certa frizione, affinché possiamo interrogarci sul perché. Come "La perla del mondo" di Steinbeck, nata dalla sabbia per diventare qualcosa di sconvolgente per bramosia e attrazione, i dipinti di Garzilli offrono una ricerca dell'opulenza e del suo possibile prezzo. Visualizzando ciò che i nostri valori potrebbero davvero essere. mostra22 Aprile 2025

Si è laureata nel 2024 con un Master in Pittura e Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Tra le mostre recenti: Dorsale, Lo Brutto Stahl, Parigi (2024); Missed Timing, Pilot, Galleria Ann Mazzotti, Basilea (2024); e Air Service Basel, Basilea (2024). L’artista parteciperà anche ad Air Service Basel 2025 con Lo Brutto Stahl, Basilea (giugno 2025). mostra21 Aprile 2025

Dal 2 maggio al 27 giugno 2025 mostra21 Aprile 2025

"Rainbowmagicland" è uno spazio transitorio ed ermetico — una zona ambigua di trasformazione — dove uno dei progetti di ricerca di Mangoni degli ultimi anni trova la sua naturale conclusione, lasciando un fertile ambiente pittorico che dà vita a un percorso più personale di rappresentazione familiare. mostra18 Aprile 2025

Il centro espositivo Museu Diocesà de Barcelona, noto anche come Casa de la Almoina, presenta sino al 9 giugno 2025 la mostra dedicata alle cinque proposte artistiche per completare la torre di Gesù Cristo della Sagrada Familia. L’opera sarà collocata all'interno della croce, alla sommità della torre, e rappresenterà l'Agnello di Dio.
Si tratta di un elemento essenziale che Antoni Gaudí aveva descritto nei suoi progetti della Basilica, come si evince negli Àlbums del Temple, pubblicati dall'associazione per lo sviluppo del Tempio mentre l'architetto era in vita, dove si trova un riferimento esplicito all'Agnello di Dio.
Le proposte di cinque artisti internazionali
Il 20 settembre 2023, il Consiglio di Amministrazione della Junta Constructora de la Sagrada Família ha deciso di indire un concorso per la presentazione di proposte artistiche pensate per l'Agnello (Agnus Dei). Il Comitato artistico di selezione ha invitato a prendere parte al concorso gli italiani Edoardo Tresoldi e Andrea Mastrovito, la cui opera è stata scelta per la realizzazione, il portoghese David Oliveira e gli spagnoli Gonzalo Borondo e Jordi Alcaraz.
La proposta di Edoardo Tresoldi
Edoardo Tresoldi ha proposto un’opera scultorea che interpreta l’Agnello trionfante e risorto, evocando il mistero della morte e della resurrezione.
Nell'Apocalisse di San Giovanni, l’Agnello è descritto come immolato ma vittorioso, al centro del trono celeste e custode della conoscenza divina. La scultura è pensata per svilupparsi all’interno di un parallelepipedo a base ottagonale avvolto da una nebbia argentea che si espande come un cristallo esploso.
L'Agnello, in piedi, attraversa un pilastro di luce che scende dal cielo. La nebbia si dirada rivelando la presenza di uno spazio vuoto, sagoma di un uovo, simbolo della vita oltre il sacrificio. Tresoldi concepisce questa struttura geometrica come un organismo di luce che nasconde e svela allo stesso tempo, in un gioco di trasparenze e riflessi.
Le componenti centrali dell’opera sono realizzate in rete metallica con inserti specchiati, generando un dialogo tra materia e luminosità. I pannelli metallici che la sostengono sono integrati in un insieme monometrico, dove la luce definisce il significato dell'opera e trasforma la torre in un simbolo di trascendenza e speranza. mostra16 Aprile 2025

Queste opere sono accompagnate da una serie di performance concepite da Barba come un “poema esploso”. In ogni evento, le frequenze sonore del percussionista Chad Taylor, della vocalist Alicia Hall Moran e della stessa Rosa Barba attiveranno una sinfonia di immagini lungo tutta l'installazione. Da oltre 15 anni, Rosa Barba sonda i confini tra cinema, corpo e voce umana attraverso performance immersive che fondono film, installazioni, musica e testi. "The Ocean of One's Pause" prosegue l'uso dell'audio come mezzo per la creazione di immagini e materiale per modellare lo spazio. “Un film è un performer”, dichiara Barba. “Manipolando gli aspetti del funzionamento del proiettore, cerco di introdurre la relazione tra l'immagine proiettata e la meccanica della proiezione, allestendo una serie di palcoscenici... carichi di elettricità”. Anziché svolgere un ruolo di accompagnamento dell'immagine in movimento, in questo lavoro Barba pone il suono al centro della scena, dando vita a una collaborazione dal vivo tra luce, voce, ritmo e film che sottolinea l'interdipendenza di ciascuno.
In concomitanza con la mostra, Barba ha curato una selezione di film, tra cui alcuni tratti dalla collezione del MoMA. "Carte Blanche: Rosa Barba" presenta film e video d'avanguardia e sperimentali che hanno influenzato la sua carriera. In queste opere, i paesaggi segnati dall'estrazione e dall'espansione urbana sono costellati di possibilità radicali, i viaggi di trasformazione sono tracciati attraverso realtà ultraterrene e il linguaggio diventa un materiale visivo e fisico che può frammentarsi, vibrare o essere lanciato nello spazio. Questa serie, che attraversa generi e formati diversi nel corso di quasi 70 anni, traccia i contorni della singolare pratica di Barba attraverso le opere di immagini in movimento che hanno ispirato il suo approccio concettuale al cinema.
La mostra è organizzata da Stuart Comer, capo curatore di The Lonti Ebers Chief Curator of Media and Performance, con Gee Wesley, curatore associato, Department of Media and Performance. Le performance sono prodotte da Kate Scherer, Senior Manager e Producer, con Jessie Gold, Assistant Performance Coordinator, Performance and Live Programs.
Musica arrangiata ed eseguita da Rosa Barba (violoncello), Alicia Hall Moran (voce) e Chad Taylor (percussioni). Ingegneria audio di Sascha von Oertzen.
In corso al 2° piano, sala 213, l'installazione cinematografica "Aggregate States of Matters" di Rosa Barba è esposta nella collezione del museo. Con questa installazione l'artista si pone una domanda: Come può una forma di espressione visiva trasmettere l'impatto ambientale e sociale di una questione così spinosa come il cambiamento climatico?
Per questo lavoro, l'artista ha intervistato i membri delle comunità indigene quechua in Perù, che hanno dovuto adattare le loro pratiche quotidiane a causa dello scioglimento di un ghiacciaio vicino. Abbandonando le convenzioni giornalistiche come la narrazione con voce fuori campo, l'artista intreccia testo e immagini dell'ampio territorio del paese. In questo modo, mette in discussione il tradizionale binomio natura-cultura, confrontandosi con approcci filosofici, spirituali e culturali al cambiamento dell'ambiente e al tempo stesso.
Attraverso la tecnologia utilizzata, Barba esplora anche il modo in cui il cinema archivia e trasmette la conoscenza e l'informazione; il suo uso della celluloide - un materiale sempre più obsoleto che si degrada a ogni passaggio attraverso un proiettore - risuona con la fragilità della memoria culturale e del paesaggio naturale.
L’installazione nella collezione del museo è organizzata da Erica Papernik-Shimizu, Associate Curator, Department of Media and Performance, con Abby Hermosilla, Curatorial Assistant, Department of Curatorial Affairs.
Rosa Barba (nata a Agrigento, 1972. Vive e lavora a Berlino)
La pratica artistica di Rosa Barba affronta varie dicotomie, esplorando i temi della permanenza contro l’impermanenza, la realtà contro la finzione e l’interazione tra linguaggio e tempo. Attraverso film, sculture, installazioni e performance, la sua ricerca investiga come costrutti temporali e linguistici modellano lo spazio, sfidando le narrazioni lineari e la semiotica tradizionale. Barba decostruisce gli elementi cinematografici per esaminare le intersezioni di materiali fisici come proiettori e pellicole con concetti astratti come tempo, spazio e suono. Il suo lavoro si concentra spesso su paesaggi naturali e interventi umani, sfumando i confini tra documentazione storica, narrativa personale e rappresentazione artistica. Il suo lavoro è parte di numerose collezioni internazionali e le sue recenti mostre personali includono: MALI Museum, Lima, Perù (2024), Boijmans Museum, Rotterdam (2024), Centre Pompidou, Parigi (2023), Tate Modern, Londra (2023), PICA, Perth Australia (2023), Villa Medici, Roma (2022), Neue Nationalgalerie, Berlino (2021-2022), e Biennali, tra cui la 53esima e 56esima Biennale di Venezia, São Paolo (2016), Sydney (2014) e Performa (2013). Barba ha ricevuto il Calder Prize nel 2020, e il Premio internazionale per l’Arte Contemporanea della Fondation Prince Pierre di Monaco (2015). mostra01 Aprile 2025

Luca Dal Vignale scoprì la sua passione per l'arte a 18 anni nell'atelier di un pittore a La Spezia, in Italia. I suoi primi lavori furono fortemente influenzati dalla pittura espressionista, che approfondì durante gli studi all'Accademia di Carrara. Successivamente, a Bruxelles, conseguì un doppio master in pittura e arazzo, periodo in cui la sua pratica artistica si evolse verso un approccio più fisico e materico. Andando oltre la pittura tradizionale, sperimentò con i tessuti, creando collage, cucendo, drappeggiando e tendendo stoffe per realizzare composizioni spaziali. Ad Anversa, Luca ampliò ulteriormente il suo vocabolario artistico attraverso opere performative, scultoree e installative. Tuttavia, un profondo senso di nostalgia lo riportò alla pittura, il mezzo che trova più espressivo e liberatorio.
12 è un progetto ideato da AIM Architecture, uno studio di architettura e design noto per i suoi progetti spaziali audaci e immersivi. Con questo spazio, AIM vuole creare molto più di una semplice galleria: è una piattaforma viva e in evoluzione dove arte, design e cultura si intersecano in modi significativi. Che si tratti di mostre, collaborazioni o incontri spontanei, il nostro obiettivo è fare di 12 un luogo in cui le idee prendono forma, nascono nuove conversazioni e l'energia creativa scorre liberamente.
Dal 3 all'11 aprile 2025
https://www.12antwerp.com/ mostra29 Marzo 2025

La mostra ripercorre 25 anni di produzione artistica di Vezzoli, accostando ogni opera ricamata al poster di un film significativo interpretato dall'attrice ritratta – tra cui Anna Magnani, Sophia Loren e Silvana Mangano. Questo accostamento crea un ponte tra la storia cinematografica personale dell'artista e l'immaginario collettivo plasmato dal cinema.
L'esposizione, allestita in due lunghi corridoi, invita il pubblico a esplorare sia la dimensione storica che emotiva del cinema, offrendo una prospettiva stratificata sul rapporto tra divismo e interpretazione artistica. Mescolando narrative classiche e introspezione emotiva, la mostra sottolinea l'influenza duratura del cinema sulla visione di Vezzoli e sul panorama culturale globale. La mostra è curata da Nancy Spector e Shai Baitel.
Vezzoli indaga il feticismo del sistema stellare hollywoodiano e gli stili cinematografici come il Neorealismo italiano, la Nouvelle Vague francese e il Surrealismo spagnolo, rivelando la malleabilità della storia e la natura performativa della fama. Intervenendo su questi ritratti riconoscibili, l'artista omaggia anche la sua esperienza personale – crescendo davanti a questi film – e sfida la nostalgia culturale che avvolge queste icone. mostra19 Marzo 2025

L'opera che dà il titolo alla mostra, in the end, the beginning, si troverà in una delle gallerie sotterranee del MONA. Riscaldato a 1500°C, l’acciaio fuso cola dal soffitto e, toccando il suolo, genera un'esplosione di scintille incandescenti. Quest'opera è una nuova versione della celebre installazione Diplomazija astuta, originariamente creata per il Padiglione di Malta alla Biennale di Venezia del 2022, in cui Sassolino ha utilizzato la luce dell'acciaio fuso per evocare il chiaroscuro dell’opera di Caravaggio del 1608, La decapitazione di San Giovanni Battista, oggi conservata a La Valletta.
Attraverso la fusione tra arte e fisica, Arcangelo Sassolino esplora i limiti della materia e le forze che la governano. Le sue opere, realizzate con materiali industriali, incarnano tensione, precarietà e trasformazione continua. Compressione, velocità, gravità e calore diventano strumenti per innescare processi che si consumano in tempo reale, dando forma a installazioni dinamiche dove l’energia si manifesta nel suo stato più puro. Ogni scultura è un sistema in cui il tempo non è solo un elemento costruttivo, ma un meccanismo inarrestabile che alimenta l’attesa e l’inevitabilità dell’azione. Sassolino non si limita a rappresentare la forza, ma la attiva, rendendola protagonista di esperienze viscerali che evocano la fragilità della materia e dell’esistenza stessa.
Al MONA, Sassolino presenterà altre cinque sculture insieme a in the end, the beginning che evidenziano la sua incessante esplorazione della materia e dei limiti fisici della stessa. Tra queste, violenza casuale è un’opera in cui una trave di legno viene sottoposta alla pressione di un pistone idraulico, fino a spezzarsi in modo improvviso e incontrollabile, generando schegge e frammenti. Un simile sistema di tensione e fragilità è visibile in paradoxical nature of life, dove una lastra di vetro si piega sotto il peso di un grande masso e in marcus, uno pneumatico schiacciato e deformato da una morsa in acciaio. Saranno inoltre esposte due versioni di no memory without loss, dischi di tre metri di diametro fissati alle pareti, sulla cui superficie è applicato un olio industriale ad alta viscosità che, ruotando lentamente, si spande e gocciola al suolo.
"in the end, the beginning" apre il 7 giugno 2025 fino al 6 aprile 2026.
Foto credit: Ginevra Formentini mostra10 Marzo 2025

Alessandro Di Pietro crea sculture, film e installazioni che resistono alle idee di sintesi o completezza. Spesso attingendo alle strutture del cinema narrativo e alle immagini sfocate della fantascienza. Mescola riferimenti artistici e biografici per costruire realtà mutevoli e distorte all'interno delle sue opere. Nel suo recente progetto "Ghostwriting Paul Thek", Di Pietro ha prodotto nuove opere d'arte che ha attribuito postume all'artista Paul Thek (1933-1988), combinando realtà e finzione per evidenziare le relazioni tra l'artista scomparso e altri artisti contemporanei.
Durante la sua residenza, Alessandro ha sviluppato un nuovo lavoro incentrato su un dialogo immaginario tra due figure familiari della storia dell'arte e della musica: l'artista Marcel Duchamp e Brian Molko, cantante della band britannica alternative rock Placebo. Il dialogo tra questi due personaggi avviene mentre scommettono su una "corsa di topi" e esamina in modo giocoso le tensioni e le contraddizioni del vivere in una società post-capitalista.
La residenza di Alessandro Di Pietro è supportata dalla Fondazione Memmo. mostra01 Marzo 2025

La prima mostra in galleria aprirà a ottobre 2025 nella sede di Parigi, in contemporanea con la retrospettiva al Castello di Rivoli (29 ottobre 2025 – 22 marzo 2026). Alcune opere dell'artista saranno esposte allo stand di White Cube ad Art Basel Hong Kong (28–30 marzo 2025, stand 1C23).
"In quasi quattro decenni, David ha sviluppato un lessico visivo distintivo che esplora le trasformazioni del corpo, indagandone le innumerevoli manifestazioni attraverso un approccio sperimentale ai materiali e alle forme" è scritto sul comunicato della galleria.
Ha esposto in prestigiose istituzioni in tutto il mondo, tra cui importanti retrospettive al Museum of Contemporary Art di Chicago, Illinois (2018) e all'Hirshhorn Museum di Washington, DC (2019). Lo stesso anno, è stato selezionato come uno dei tre artisti a rappresentare l'Italia alla 58a Biennale di Venezia.
E ancora: "Influenzato dal linguaggio della drammatizzazione e del teatro, la pratica multiforme di David – che spazia dalla pittura alla scultura, dall'arazzo all'installazione – attinge da una varietà di fonti, tra cui frammenti visivi, riferimenti letterari, cinematografici e storico-artistici, oltre che dalla memoria personale.
Nato in una famiglia di artigiani, David si è trasferito a Londra alla fine degli anni '80, dove ha conseguito un BA in Belle Arti alla Central Saint Martins. L'influenza del design e dell'artigianato permea il suo lavoro, e nel 1999 ha debuttato in una mostra collettiva alla Saatchi Gallery con una serie di grandi arazzi ricamati ispirati alla fotografia di moda. Tra questi, *Stick of Rock* (1999) presenta la silhouette di una figura che allude sottilmente sia all'artigianato domestico che al bondage, dove la qualità domestica della lana rosa si incontra con riferimenti a una tuta in latex o abbigliamento feticista. Un primo esempio della fascinazione di David per la tensione tra identità e performance, l'opera rappresenta l'inizio del suo continuo interrogarsi sull'io.
Caratterizzate dalle deviazioni del surrealismo o dallo shock del grottesco, molte delle sculture e installazioni di David traggono origine dai suoi disegni. Sviluppa queste forme modellando cera o argilla, per poi fonderle in bronzo o gesso polimerico, aggiungendo successivamente legno, acciaio, lana, spugna e altri materiali.
Un processo che coinvolge iterazione, traduzione e trasformazione, la pratica di David riflette un'evoluzione personale continua, uno spazio transitorio da cui emergono costantemente domande aperte."
Nell'immagine: Enrico David, fotografia © White Cube (Eva Herzog) mostra11 Febbraio 2025

L'esposizione racconta attraverso una ventina di opere della collezione del MIC Faenza l’evoluzione della ceramica d’autore. Una avventura formale, tecnica, poetica cominciata agli inizi del ‘900 fino ad arrivare alle produzioni contemporanee.
Il progetto espositivo prende avvio dall’epoca Liberty, con i lavori di Domenico Baccarini e Galileo Chini, il design di Gio Ponti legato alla produzione delle grandi manifatture come la Ginori, le evoluzioni eclettiche del gusto déco di Arturo Martini e Francesco Nonni, per arrivare alla vera contemporaneità di linguaggio testimoniata, nel secondo Novecento, dalle opere di Lucio Fontana, Fausto Melotti, Leoncillo, Nanni Valentini, Antonia Campi, Carlo Zauli, Alfonso Leoni, Guerrino Tramonti ed Enrico Baj e, nella produzione attuale, dai lavori iperrealisti di Bertozzi&Casoni e materici di Giacinto Cerrone, Antonio Violetta e Alessandro Roma.
“Lo spazio che le principali esposizioni internazionali - ha commentato Claudia Casali, direttrice del MIC Faenza - come le Biennali veneziane, stanno dando alla ceramica negli ultimi anni è una risposta alla grande popolarità che sta riscuotendo tra gli artisti di tutte e generazioni, emergenti e conclamati maestri. La ceramica oggi è un linguaggio dell’arte che ha superato l’annosa distinzione ottocentesca tra arte maggiore e minore”.
La mostra è organizzata dall’Istituto di Cultura Italiano a Varsavia e dal Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza in collaborazione con la Regione Emilia Romagna, Comune di Faenza e Unione della Romagna Faentina. mostra24 Gennaio 2025


La mostra sarà aperta al pubblico dal 26 gennaio al 25 maggio 2025, al Western Hajj Terminal dell’Aeroporto King Abdulaziz.
Curatori di questa importante kermesse sono Julian Raby, Amin Jaffer nel suo ruolo di Direttore della Al Thani Collection e Abdul Rahman Azzam insieme all’artista saudita Muhannad Shono per la sezione di Arte Contemporanea. La Biennale è un’occasione per avere un punto di vista unico sulle modalità con cui la cultura resiste nel contesto di grande trasformazione che sta avvenendo in Arabia Saudita all’interno di una cornice complessiva di riferimenti internazionali.
Arcangelo Sassolino è l’unico artista italiano invitato da Muhannad Shono a creare un’opera site-specific per la Biennale d’Arte Islamica di Jeddah. Shono e Sassolino si sono incontrati durante la 59ma Esposizione Internazionale di Arte a Venezia, dove Shono rappresentava l’Arabia Saudita e Sassolino il Padiglione di Malta.
Memory of becoming è il titolo dell’installazione di Arcangelo Sassolino progettata appositamente per la Biennale d’Arte Islamica a Jeddah, Sassolino ha pensato con grande attenzione questo lavoro affinché rispecchiasse le caratteristiche proprie di una Biennale che esplora e celebra le connessioni dell’arte, della cultura e della spiritualità.
ARCANGELO SASSOLINO
Memory of becaming
And All That Is In Between
Biennale d’Arte Islamica
25 gennaio - 25 maggio 2025
Western Hajj Terminal dell’Aeroporto Internazionale King Abdulaziz
Jeddah, Arabia Saudita mostra15 Gennaio 2025


Caratterizzate da dimensioni simboliche e spirituali, le sue opere riflettono la dualità delle esperienze vissute tra Africa ed Europa. Questa fusione genera una narrazione ricca e sfumata, che parla sia del suo percorso personale sia di esperienze umane universali.
L'opera acquisita dal MASP - con il generoso sostegno di Nádia e Olavo Setubal - ritrae un volto umano espressivo, emblematico dell'esplorazione di Fotso Nyie sui temi dell'identità e della memoria. È stata esposta durante l'ultima Biennale di Venezia curata da Adriano Pedrosa, rappresentando una tappa significativa nella carriera dell'artista. mostra07 Novembre 2024

"Flaminia Veronesi ci invita a sospendere l'incredulità, a entrare in una rappresentazione
Simbolica del nostro mondo e a risvegliarci con la Meraviglia che ci circonda" è scritto sul comunicato stampa della galleria Tommaso Calabro, che la rappresenta. "Creature ibride e paesaggi post-umani suggeriscono una visione del mondo in cui tutto è interconnesso e in continua trasformazione. Ognuno di noi, grazie all’infinito potere trasformativo del Gioco e della Fantasia, può immaginare, condividere nuovi orizzonti e nuovi modi per gli esseri umani di farne parte". mostra30 Ottobre 2024

Nell'immagine: Diego Marcon, Dolle, 2023 (backstage photography), Ph. Chiara Fossati © Diego
Marcon. Courtesy the artist mostra13 Ottobre 2024

Attraverso The School of Narrative Dance, Senatore instaura un dialogo tra storia, cultura e strutture sociali, organizzando imponenti parate globali (oltre 7 milioni di partecipanti dal 2012) che uniscono comunità locali, musicisti, danzatori e attivisti. Gli stendardi sospesi nella galleria provengono da queste performance e rievocano le processioni tradizionali del Sud Italia – sua terra d'origine – privandole però della connotazione religiosa.
Il lavoro di Senatore è un appello a «costruire comunità». Attraverso la danza, l'artista ci esorta a fare del corpo – nella sua fragilità e unicità – uno strumento di resistenza. Questa urgenza di tessere nuovi legami sociali attraverso l'espressività corporea emerge in ogni sua opera: dai messaggi scritti sulle installazioni alle scritte luminose, che diventano inviti a unirsi, fondersi e celebrare la vita oltre le differenze. Nei collage su foglia d'oro, la creatività si manifesta in tutte le sue forme, attingendo a un immaginario iconografico che esalta il desiderio di alterità.
La musica, in particolare, costituisce una fonte primaria d'ispirazione per Senatore, diplomata in violino al Conservatorio di Avellino. Al primo piano della galleria, i suoi disegni rileggono grandi eventi storici in cui i cittadini si sono uniti per rivendicare diritti. Questi momenti di coesione sociale – animati dall'utopia di ribaltare rapporti di potere e garantire cittadinanza attiva – alimentano direttamente le parate realizzate dall'artista in tutto il mondo.
La visione politica di Senatore trova piena espressione nel film Nui simu (2010), presentato alla 54ª Biennale di Venezia. Nato dalla collaborazione tra minatori in pensione di Enna e studenti dell'Università di Catania, il progetto ha preso forma in un workshop aperto di un mese, dove i partecipanti hanno condiviso saperi, speranze e paure, dando vita a una comunità utopica capace di rafforzare ogni individuo.
Le opere di Marinella Senatore saranno esposte anche allo stand della galleria ad Art Basel Paris dal 16 al 20 ottobre. mostra04 Ottobre 2024

L'installazione è strutturata come uno scambio epistolare tra due personaggi, Gianni e Rossana, interpretati da manichini iperrealistici con occhi animati in CGI. Mentre Gianni descrive i piatti di un banchetto raffinato, Rossana racconta il progressivo declino della salute della madre. Le voci dei personaggi sono accompagnate da una partitura originale composta da Federico Chiari, eseguita su un organo Pietro Corna e registrata nella Cattedrale di Sant'Alessandro Martire a Bergamo.
Attraverso un gioco di contrasti tra cibo e malattia, sostenuto da un tessuto sonoro elaborato, Marcon crea una tensione drammatica che rimanda a temi ricorrenti nella storia dell'arte.
Realizzata in collaborazione con il Centre d’Art Contemporain Genève e il Kunstverein in Hamburg, questa è la prima mostra personale di Marcon in Austria. L'esposizione è accompagnata da un libro, edito congiuntamente dalle tre istituzioni, con saggi di Charlie Fox, Gianni Revello e Sofia Silva. mostra29 Luglio 2024

Si tratta di un'opera che riflette sugli squilibri nei rapporti economici e politici a livello ambientale. Ryts Monet "ha scelto l'immagine del planisfero realizzata per sottrazione, logorando e consumando un supporto di tessuti denim fino a generare l'immagine di una Terra esausta e ormai ridotta a brandelli" si legge nel comunicato. L'intenzione dell'opera "è quella di sollevare delle domande sull'impatto che il mercato iper-consumista e la massiccia estrazione di risorse hanno e avranno in futuro, su scala locale e globale".
L'opera è stata esposta al pubblico per la prima volta presso la Fondazione Pistoletto Cittadellarte, a Biella. È stata realizzata durante Circulart 2, un programma di residenza per artisti organizzato dalla stessa istituzione sul tema della moda e della sostenibilità.
L'inaugurazione della mostra - che gode dell'auspicio dell'ambasciata d'Italia, della Fondazione Pistoletto Cittadellarte e Officina+39 - è prevista per il 29 luglio presso il Muntref Centro de Arte Contemporáneo y Museo de la Inmigración che ha sede nell'Hotel de Inmigrantes di Buenos Aires. mostra27 Luglio 2024

"Sono molto onorata di questo invito - ha commentato l'artista romana all'ANSA - e ringrazio i curatori e il direttore del Maxxi che hanno pensato a me come artista". Francesca Leone, nota per l'impiego di materiali recuperati e per la sua sensibilità all'ambiente, porterà al G20 un'installazione di tre rose giganti, che rappresentano la natura, realizzate con lamiere recuperate da baracche o da edifici abbandonati. "Le rose hanno colori diversi: la prima - spiega Francesca Leone - è la più grande ed è colorata, curata; la seconda, più piccola, ha tracce di ruggine, buchi e lacerazioni, quindi è curata solo in parte. La terza è completamente arrugginita, priva di colore, dove sembrano scomparire persino le sembianze stesse della rosa. E' un percorso che racconta come l'artista interviene nell'opera e, allo stesso tempo, come l'uomo può intervenire nei confronti della natura".
L'opera, intitolata 'Una rosa, è una rosa, è una rosa', dal verso della poetessa Gertrude Stein, porta in sé una promessa di rigenerazione attraverso il recupero e la cura: la rosa più grande ha perso le tracce della ruggine grazie al colore che l'artista le ha restituito, facendola rivivere. "Dare nuova vita, più poetica, a ciò che è stato abbandonato è sempre stata la caratteristica della mia arte - commenta Francesca Leone - i tre fiori rappresentano altrettante possibilità di cura o di abbandono e lasciano aperta la speranza di poter salvare e far rivivere la bellezza della natura prima che appassisca completamente". "Mi piace usare la lamiera perché è viva, bella, come una pelle e che stropiccio come una carta - spiega l'artista - Con la lamiera creo disorientamento: le rose sembrano di carta ma in realtà sono di ferro, sembrano leggere e invece sono pesanti".
Nell'opera i significati più riconoscibili sono l'aver cura, il non lasciare andare, il dare una seconda vita a qualcosa che è stato abbandonato, abbracciando diverse sfere, dalla relazione umana alla tutela dell'ambiente, secondo la filosofia scelta dal curatore della mostra, Alka Pande, che si focalizza su tolleranza, inclusività, coesistenza pacifica ed ecologia. Temi cari all'artista romana. (ANSA/Ida Bini) mostra25 Giugno 2024

In *Protektorat*, l'artista italiana Silvia Rosi esamina le sue radici togolesi e analizza i sistemi di comunicazione e i segni all'interno delle strutture di potere coloniali ed egemoniche. Partendo da materiale d'archivio proveniente dagli Archivi Nazionali del Togo, mette in luce la vasta diffusione dei sistemi occidentali durante l'occupazione coloniale del Togo da parte del Reich tedesco e delle forze britanniche e francesi. La sua narrazione artistica si sviluppa attraverso molteplici forme visive e livelli sensoriali: immagini statiche e in movimento, accompagnate da suoni, ci permettono di vedere e ascoltare come le lingue locali, le tradizioni e la cultura visiva siano state sovrascritte e represse sotto il colonialismo. Rosi è sempre la protagonista di queste opere e inserisce le sue esperienze personali all'interno della storia collettiva in modo potente. L'intera giuria è stata conquistata dall'obiettivo complesso di Rosi di mettere in discussione "il documentario" nella fotografia all'interno del discorso postcoloniale, utilizzando approcci vari e innovativi.
Silvia Rosi (n. 1992, IT) è un'artista che vive tra Lomé (Togo) e Londra (Regno Unito). Nella sua pratica, utilizza la fotografia e le immagini in movimento per esplorare lo spazio dei ricordi, delle storie orali e delle (auto)rappresentazioni. Ha conseguito un BA in fotografia presso il London College of Communication, University of the Arts, Londra, nel 2016. Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale in istituzioni come la Collezione Maramotti (2024), il Brooklyn Museum (2024), Camera – Centro Italiano per la Fotografia (2023), MAXXI (2022), MA*GA (2022), LACMA (2021), Les Rencontres d’Arles (2021), Autograph ABP (2021) e la National Portrait Gallery di Londra (2020). mostra25 Giugno 2024

"Elisa Giardina Papa è un'artista italiana il cui lavoro esplora il genere, la sessualità e il lavoro nel contesto del capitalismo neoliberale e delle frontiere del Sud globale" è scritto sul comunicato. "Il suo lavoro attuale documenta come le forme passate e presenti del capitalismo abbiano progressivamente esaurito tutte le capacità di lavoro e di vita - incluso il sonno, l'affetto e l'emozione - e si concentra invece su tutto ciò che nelle nostre vite non può essere afferrato, tradotto o calcolato. Il suo film “U Scantu: A Disorderly Tale” (2022, 13'06'') presenta una reinterpretazione del mito siciliano delle donne di fora (“donne provenienti da fuori e da sé stesse”). Queste donne erano descritte come sia magiche che criminali e si dice che combinassero sia il femminile che il maschile, l'umano e l'animale, il benevolo e il vendicativo." mostra14 Giugno 2024

Dal 15 giugno all'8 settembre 2024, il CEAAC presenta una retrospettiva sul lavoro del pittore italiano Luca Bertolo tra due sedi espositive a Strasburgo e Meisenthal.
Luca Bertolo (nato a Milano nel 1968, vive e lavora a Seravezza) è tra i pittori più influenti della sua generazione in Italia. Riconosciuto non solo per la sua pratica pittorica – che sfida la nozione stessa di stile – ma anche per i suoi scritti e l'impegno come docente all'Accademia di Belle Arti di Bologna.
L'esitazione è un concetto chiave nella ricerca di Bertolo. A Strasburgo, una mostra monografica ripercorrerà il suo percorso attraverso un ampio corpus di opere delle principali serie pittoriche degli ultimi vent'anni. A Meisenthal (Mosella), verranno esposte serie di disegni e fotografie realizzate tra il 2002 e il 2022, aspetto meno noto ma fondamentale della sua produzione, allestite in un ex-atelier di pittura.
Questa duplice esposizione – che occupa simultaneamente due luoghi del Grand Est – riflette la concezione della pittura come pratica in sospensione, evidenziando la ritrosia dell'artista nel definire il soggetto rappresentato e la sua predilezione per prospettive oblique e immagini stratificate, lontane da qualsiasi forma precostituita.
In collaborazione con la GAM – Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
Il progetto è realizzato con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC nell'ambito di Italian Council (12a edizione, 2023), programma per la promozione dell'arte italiana contemporanea nel mondo. mostra15 Febbraio 2024

Fiscaletti, originario di Pesaro, è un fotografo e artista visivo italiano residente da anni a Cape Town, che ha pubblicato e fatto mostre in Italia e in Sudafrica. Dal 2018 Fiscaletti collabora con Nic Grobler, artista sudafricano, nella creazione di un archivio visivo composto da fotografie, video e installazioni che ha dato vita al progetto 'Hemelliggaam'.
La mostra si presenta come una esplorazione visuale del rapporto ancestrale tra uomo, ambiente e astronomia. Con radici nella narrativa di fantascienza sudafricana del secolo scorso, esplora le connessioni tra il progresso astronomico e la realtà di tutti i giorni.
Le opere che compongono il puzzle di Hemelliggaam, presentato in questa occasione con il titolo The Appearance possono definirsi come degli "incontri". Le immagini mostrano luoghi dove natura, uomo, manufatti e tecnologia significano altro da ciò che immediatamente sembrano proprio perché convengono, attraverso un misterioso e ancestrale atto magico, con il silenzio perturbante del cielo, della notte, degli ampi spazi del sud estremo del territorio sudafricano.
Fiscaletti e Grobler agiscono come testimoni consapevoli di questi "incontri" e raccolgono le prove che ne scaturiscono, ne cercano di nuove, non smettono mai di guardarsi intorno e di scrutare il cielo, verso le stelle e oltre, come ci fossero dei cancelli per passare inconsciamente da un universo all'altro.
La realizzazione della mostra è frutto della collaborazione in essere da anni tra Consolato, Istituto di Cultura e Investec Cape Town Art Fair, la più importante fiera di arte contemporanea del continente africano da cui ogni anno emergono artisti che si affermano nella scena artistica internazionale.
The Appearance resterà aperta alla Central Methodist Mission di Cape Town dal 16 febbraio al 4 marzo. (ANSA). mostra07 Febbraio 2024

Al 2 novembre 2024
Damien & The Love Guru Zurigo agenda07 Febbraio 2024


Attraverso un’ampia selezione di opere, le sale di IIC Londra accolgono un’esposizione dove l’intento curatoriale è mettere in luce il cuore pulsante del lavoro dell’artista: la sua “geografia”. Sono quadri che racchiudono la cenere di immagini bruciate, che contengono pigmenti puri, talvolta stratificati con polvere d’oro. Sono opere piene di fascino in costante duello con la forza di gravità, dove la materia si trasforma nel tempo in un processo di continua rinascita. Come dichiarato dalla curatrice Elena Re: “Con questo lavoro Sophie Ko ha aperto le porte al modo in cui l’artista concepisce la figurazione. Ha quindi trovato qualcosa che sta a cavallo tra la pittura e la scultura, qualcosa che solo il tempo può disegnare.”
Geografia temporale rimarrà esposta dal 6 al 19 febbraio, da lunedì a venerdì, dalle ore 10 alle ore 17, presso IIC Londra.