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aggiornato al 16 Aprile 2025
Rosa Barba al MoMA di New York
Queste opere sono accompagnate da una serie di performance concepite da Barba come un “poema esploso”. In ogni evento, le frequenze sonore del percussionista Chad Taylor, della vocalist Alicia Hall Moran e della stessa Rosa Barba attiveranno una sinfonia di immagini lungo tutta l'installazione. Da oltre 15 anni, Rosa Barba sonda i confini tra cinema, corpo e voce umana attraverso performance immersive che fondono film, installazioni, musica e testi. "The Ocean of One's Pause" prosegue l'uso dell'audio come mezzo per la creazione di immagini e materiale per modellare lo spazio. “Un film è un performer”, dichiara Barba. “Manipolando gli aspetti del funzionamento del proiettore, cerco di introdurre la relazione tra l'immagine proiettata e la meccanica della proiezione, allestendo una serie di palcoscenici... carichi di elettricità”. Anziché svolgere un ruolo di accompagnamento dell'immagine in movimento, in questo lavoro Barba pone il suono al centro della scena, dando vita a una collaborazione dal vivo tra luce, voce, ritmo e film che sottolinea l'interdipendenza di ciascuno.
In concomitanza con la mostra, Barba ha curato una selezione di film, tra cui alcuni tratti dalla collezione del MoMA. "Carte Blanche: Rosa Barba" presenta film e video d'avanguardia e sperimentali che hanno influenzato la sua carriera. In queste opere, i paesaggi segnati dall'estrazione e dall'espansione urbana sono costellati di possibilità radicali, i viaggi di trasformazione sono tracciati attraverso realtà ultraterrene e il linguaggio diventa un materiale visivo e fisico che può frammentarsi, vibrare o essere lanciato nello spazio. Questa serie, che attraversa generi e formati diversi nel corso di quasi 70 anni, traccia i contorni della singolare pratica di Barba attraverso le opere di immagini in movimento che hanno ispirato il suo approccio concettuale al cinema.
La mostra è organizzata da Stuart Comer, capo curatore di The Lonti Ebers Chief Curator of Media and Performance, con Gee Wesley, curatore associato, Department of Media and Performance. Le performance sono prodotte da Kate Scherer, Senior Manager e Producer, con Jessie Gold, Assistant Performance Coordinator, Performance and Live Programs.
Musica arrangiata ed eseguita da Rosa Barba (violoncello), Alicia Hall Moran (voce) e Chad Taylor (percussioni). Ingegneria audio di Sascha von Oertzen.
In corso al 2° piano, sala 213, l'installazione cinematografica "Aggregate States of Matters" di Rosa Barba è esposta nella collezione del museo. Con questa installazione l'artista si pone una domanda: Come può una forma di espressione visiva trasmettere l'impatto ambientale e sociale di una questione così spinosa come il cambiamento climatico?
Per questo lavoro, l'artista ha intervistato i membri delle comunità indigene quechua in Perù, che hanno dovuto adattare le loro pratiche quotidiane a causa dello scioglimento di un ghiacciaio vicino. Abbandonando le convenzioni giornalistiche come la narrazione con voce fuori campo, l'artista intreccia testo e immagini dell'ampio territorio del paese. In questo modo, mette in discussione il tradizionale binomio natura-cultura, confrontandosi con approcci filosofici, spirituali e culturali al cambiamento dell'ambiente e al tempo stesso.
Attraverso la tecnologia utilizzata, Barba esplora anche il modo in cui il cinema archivia e trasmette la conoscenza e l'informazione; il suo uso della celluloide - un materiale sempre più obsoleto che si degrada a ogni passaggio attraverso un proiettore - risuona con la fragilità della memoria culturale e del paesaggio naturale.
L’installazione nella collezione del museo è organizzata da Erica Papernik-Shimizu, Associate Curator, Department of Media and Performance, con Abby Hermosilla, Curatorial Assistant, Department of Curatorial Affairs.
Rosa Barba (nata a Agrigento, 1972. Vive e lavora a Berlino)
La pratica artistica di Rosa Barba affronta varie dicotomie, esplorando i temi della permanenza contro l’impermanenza, la realtà contro la finzione e l’interazione tra linguaggio e tempo. Attraverso film, sculture, installazioni e performance, la sua ricerca investiga come costrutti temporali e linguistici modellano lo spazio, sfidando le narrazioni lineari e la semiotica tradizionale. Barba decostruisce gli elementi cinematografici per esaminare le intersezioni di materiali fisici come proiettori e pellicole con concetti astratti come tempo, spazio e suono. Il suo lavoro si concentra spesso su paesaggi naturali e interventi umani, sfumando i confini tra documentazione storica, narrativa personale e rappresentazione artistica. Il suo lavoro è parte di numerose collezioni internazionali e le sue recenti mostre personali includono: MALI Museum, Lima, Perù (2024), Boijmans Museum, Rotterdam (2024), Centre Pompidou, Parigi (2023), Tate Modern, Londra (2023), PICA, Perth Australia (2023), Villa Medici, Roma (2022), Neue Nationalgalerie, Berlino (2021-2022), e Biennali, tra cui la 53esima e 56esima Biennale di Venezia, São Paolo (2016), Sydney (2014) e Performa (2013). Barba ha ricevuto il Calder Prize nel 2020, e il Premio internazionale per l’Arte Contemporanea della Fondation Prince Pierre di Monaco (2015).
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Allestita negli spazi del Kaunas City Museum e della Meno parkas Gallery, la mostra sarà aperta al pubblico dal 12 settembre al 9 novembre 2025. L’esposizione propone un dialogo stimolante tra artisti italiani — come il collettivo Atelier dell’Errore, Arnold Holzknecht (Val Gardena, 1960) e Ruth Beraha (Milano, 1986) — e artisti lituani, tra cui Aistė Ambrazevičiūtė, Andrius Arutiunian e Maximilian Oprishka.
Il percorso espositivo esplora la complessa relazione tra natura, mito, tecnologia e intervento umano, invitando lo spettatore a riflettere su processi ecologici, storie umane e futuri possibili. Le opere selezionate offrono nuove prospettive per guardare il mondo, mettendo in discussione la visione antropocentrica e rivelando la tensione tra bellezza, instabilità e mistero.
Il progetto si inserisce in un più ampio programma biennale (2025-2026) dedicato all’interscambio culturale tra Italia e Lituania, volto a promuovere i talenti artistici dei due paesi. La collaborazione si concluderà nel 2026, quando tre artisti lituani saranno ospiti della 10ª Biennale Gherdëina in Val Gardena (BZ), dal 29 maggio al 13 settembre.
Atelier dell’Errore (AdE) è un collettivo artistico con sede a Reggio Emilia, dedicato alle arti visive e performative. Fondato nel 2015 dall’artista Luca Santiago Mora, il gruppo è composto oggi da 11 giovani artisti neurodivergenti. mostra18 Settembre 2025

Curata da Sam Bardaouil e Till Fellrath la biennale esplorerà il concetto di "desiderio" e presenterà 54 artisti da 35 città, incluse 33 opere inedite e installazioni site-specific. Tra gli artisti figurano anche due italiani, Monia Ben Hamouda (Milano, 1991) e Jacopo Benassi (La Spezia, 1970). La mostra mira ad amplificare le voci di artisti più giovani e di metà carriera, con circa la metà dei partecipanti nati dopo il 1984.
Pur eleggendo la scultura come medium predominante, il lavoro di Ben Hamouda (rappresentata da Chert Lüdde, Berlino; Selma Feriani, Tunisi, Londra) è orientato a una sintesi di diversi linguaggi espressivi, che si avvale di materiali differenti, in primo luogo le spezie, usate inizialmente come pigmenti e, quindi, integrate nell’opera per le loro qualità olfattive. Molti elementi del suo lavoro si legano alla storia personale e familiare, diventando veicolo di riflessione sulla relazione tra culture diverse, spesso generatrice di fraintendimenti e stereotipi. Jacopo Benassi (rappresentato da Francesca Minini, Milano) è un artista e fotografo italiano. Attivo fin dagli anni Ottanta, ha iniziato la sua ricerca attraverso ambienti legati alla musica underground, sviluppando nel tempo un linguaggio visivo personale e diretto, basato sull’uso del flash e su un’estetica cruda e istintiva. Il suo lavoro spazia tra fotografia, performance, pittura e installazione, mantenendo sempre un approccio intimo e materico. mostra03 Settembre 2025

In occasione della mostra, NYsferatu –Symphony of a Century di Andrea Mastrovito verrà proiettato in seguito all’opening del 4 settembre alle ore 21.30 al Kino am der Königstadt in Straßburger Str. 55, Berlin, con sonorizzazione dal vivo di Thee Balancer feat. Matjö. mostra29 Luglio 2025

Di natura autobiografica, i nuovi dipinti di Silva sono profondamente legati al suo rapporto con la psicoanalisi. Figlia di due psicoanalisti, Silva è immersa in questa pratica fin dall'infanzia. Per lei, la psicoanalisi è diventata una lente interpretativa costante che influenza il suo modo di guardare il mondo: uno sguardo incessante che oscilla tra un'estrema tolleranza verso l'umanità e la comprensione dell'intolleranza che quella stessa umanità è capace di mettere in atto. Questa struttura analitica si traduce in un approccio pittorico altrettanto analitico, in cui le immagini vengono decostruite e riconfigurate in composizioni costellari.
Dettagli figurativi si dislocano all'interno di paesaggi astratti, mentre elementi collageati, spesso estratti fisicamente e riutilizzati da suoi dipinti precedenti, punteggiano la superficie delle sue opere. Modellati da campi di spazio negativo, i quadri di Silva appaiono inizialmente frammentari, ma se osservati insieme cominciano a formare una narrazione profondamente intima che abbraccia due fasi distinte del suo percorso psicoanalitico. Concepite come episodi che rappresentano momenti specifici della sua vita, le opere di Silva passano dalle tensioni della giovinezza alle ansie dell'età adulta, dalla malattia alla nostalgia e alla rabbia, formando stazioni distinte di un personale Via Crucis. Per incoraggiare il pubblico a immergersi liberamente nell'origine e nel contenuto di ciascuna opera, durante la mostra saranno disponibili schede informative dettagliate.
A proposito del lavoro di Silva, Bice Curiger ha scritto: "Sofia Silva è una maestra nel gioco di prospettive mutevoli, dove le forme fluttuano sul limite della trasformazione, sospese tra stati opposti. In un primo momento, siamo rassicurati dal delicato, dall'intimo, dall'etereo: un quieto contrappunto al gesto ostentato. Ma addentrandoci nel suo universo, anche queste certezze si dissolvono, e ci ritroviamo a trattenere il fiato davanti all'audacia delle sue composizioni su grande scala, con tonalità infinitamente sottili e vasti vuoti inesplorati. Come scrisse Meret Oppenheim in una poesia: 'con un enorme poco, molto'".
Sofia Silva (n. 1990, Padova) vive e lavora a Padova. Tra le sue mostre personali passate: Notizie da lei, Barbati Gallery, Venezia, 2025; Melania Pieve Mostarda, Una Boccata d’Arte - Fondazione Elpis, Milano, 2024; e Consolations, Case Chiuse by Paola Clerico, Torino, 2023. Silva ha conseguito un BFA in Arti Visive e Teatro nel 2012, un MA in Storia dell’Arte e Conservazione dei Beni Artistici nel 2016 e, nel 2025, un BPsych in Tecniche e Metodi della Scienza Psicologica. Oltre alla pratica artistica, Silva scrive regolarmente di arte da oltre un decennio. I suoi testi sono stati commissionati da istituzioni come La Quadriennale di Roma, Fondation Vincent Van Gogh Arles, KW Institute for Contemporary Art, Van Gogh Museum Amsterdam e Kunsthalle Wien.