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Lorenzo Balbi

interviste
Lorenzo Balbi
Fotografia di Ornella Di Carlo

17 Gennaio 2025

Direttori musei

Occorre abbattere i confini

Direttore MAMbo Bologna

Quali sono gli artisti italiani contemporanei nati dopo il 1960 che hanno raggiunto una maggiore visibilità all’estero e grazie a quali fattori?

Maurizio Cattelan è sicuramente il nome che viene in mente per primo, ma non è il solo: insieme a lui ci sono a mio avviso artisti e artiste come Rosa Barba, Vanessa Beecroft, Francesco Vezzoli, Lara Favaretto, Paola Pivi, Eva & Franco Mattes, il cui lavoro è stato esposto in importanti rassegne internazionali o in musei di primo livello e acquisito da rilevanti collezioni museali in Europa o negli Stati Uniti. Il riconoscimento internazionale dipende da numerosi fattori. Innanzitutto, la residenza o la formazione accademica all’estero ha permesso ad alcuni artisti di ampliare la propria rete conoscitiva, confrontandosi con scene ampie e variegate. Penso ad esempio a Monica Bonvicini, ormai stabile a Berlino, dove insegna scultura. Altro fattore è la partecipazione a grandi manifestazioni internazionali, fra tutte la Biennale di Venezia o documenta. Ad esempio Roberto Cuoghi è stato presentato nel Padiglione Italia curato da Cecilia Alemani, o Yuri Ancarani che ha esposto nel Palazzo Enciclopedico di Gioni. In generale, il sistema artistico italiano ha goduto negli anni Novanta di una postazione privilegiata all’interno del palcoscenico globale, esponendo gli artisti attivi in quel periodo a un maggior grado di visibilità. Questo slancio è stato favorito dalla presenza di personalità strategiche in posizioni di rilievo, dal consolidato sistema di gallerie, così come dal ruolo divulgativo tenuto da Flash Art. Infine, non va dimenticata la capacità di alcuni artisti di intercettare le urgenze del loro tempo. Diego Marcon, Giulia Cenci e Chiara Camoni hanno tradotto universalmente tematiche attaccate alla vita contemporanea. Ci sono poi artisti italiani che hanno raggiunto livelli di elevata riconoscibilità all’estero riuscendo a coniugare nella loro pratica interessi e pubblici di diversi ambiti, come il collettivo Formafantasma con il design e l’architettura, o Romeo Castellucci con il teatro. 

 

Quali sono gli artisti che al contrario non hanno ancora raggiunto un'adeguata visibilità e per quale motivo?

Negli ultimi anni in Italia si sta assistendo a un importante processo di storicizzazione avviato da alcune istituzioni. Il PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano) ha recentemente presentato una grande mostra che ha percorso la carriera di Liliana Moro dopo quelle, solo per citarne alcune, di Eva Marisaldi, Luca Vitone e recentemente Marcello Maloberti. Al MAMbo abbiamo cercato di valorizzare la pratica di artisti posti spesso ritenuti ai margini del sistema arte. Le esposizioni antologiche su Italo Zuffi, Cesare Pietroiusti e Aldo Giannotti hanno solcato questo filone di ricerca. Lo scorso anno è stata realizzata la prima grande mostra personale in Italia di Ludovica Carbotta. Tuttavia, nonostante i grandi sforzi, rischiano di essere casi studio dal debole riverbero internazionale. L’elenco potrebbe continuare se si considerano validi artisti come Chiara Fumai, Maurizio Mercuri, Mario Airò, Benni Bosetto, Riccardo Benassi, Valentina Furian, Adelita Husni-Bey, Annamaria Ajmone, che ancora non hanno raggiunto il meritato riconoscimento. Le cause andrebbero individuate in dinamiche di mercato ancora troppo focalizzate nell’opera da fiera; nella scarsa copertura mediatica globale; o ancora nel poco confronto con curatori stranieri. Il sistema artistico italiano soffre di scarse relazioni internazionali.

 

Quali sono gli artisti emergenti (nati dopo il 1990) che hanno oggi le potenzialità per un’adeguata visibilità all’estero?

Faccio subito alcuni nomi: Irene Fenara, Guendalina Cerruti, Eleonora Luccarini, Beatrice Favaretto, Adele Di Pasquale, Alice Visentin, Silvia Rosi, Isabella Costabile, Antonio Della Guardia. Tutti artisti e artiste nati tra il 1990 e il 1994, la cui ricerca artistica coincide con le visioni e le attitudini contemporanee perseguite dalle principali istituzioni museali. Sono figure queste già consolidate nel panorama artistico italiano e col tempo emergeranno ancora di più nel discorso globale. Molti di loro vivono e lavorano tra l’Italia e l’estero o hanno svolto parte della loro formazione al di fuori dell’Italia. Questo elemento garantisce in partenza un maggior coefficiente di visibilità internazionale. 

 

Dove, a suo giudizio, il sistema italiano è carente per sostenere l’arte contemporanea sulla scena artistica internazionale.

Il discorso sull’arte contemporanea italiana rimane bloccato, molto spesso, ai soli confini nazionali. Occorre, a mio avviso, implementare i momenti di scambio e dialogo su scala internazionale. Da questo punto di vista il confronto tra artisti italiani e curatori stranieri potrebbe favorire uno sviluppo non solo in termini qualitativi e formativi, ma anche aumentare le occasioni espositive al di fuori del palcoscenico peninsulare. Bisogna favorire i movimenti in entrata e in uscita dei professionisti del settore. Alcune istituzioni culturali estere, come Istituti di Cultura, Ambasciate e Enti di promozione artistica si muovono da tempo in tal senso invitando curatori e curatrici italiane nei rispettivi Paesi con lo scopo di visitare musei, fondazioni, studi d’artista. Io stesso ho avuto modo di fare viaggi di formazione ad esempio in Lituania, Olanda e Polonia. Questa azione ha permesso di scoprire nuove produzioni artistiche, immettendole poi in un circuito di fruizione più ampio. Il sistema artistico italiano dovrebbe seguire questo esempio. 

 

Quali sono gli interventi necessari per favorire un migliore sostegno?  

Credo sia opportuno spezzare una lancia a favore dell’Italian Council, che negli ultimi anni ha permesso la produzione di nuove opere, ha garantito nuove acquisizioni nelle collezioni museali pubbliche e ha sostenuto la realizzazione di importanti mostre. Grazie a questo progetto della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, molti artisti hanno potuto confrontarsi per la prima volta con grandi produzioni che, senza un adeguato finanziamento economico, sarebbe stato impossibile anche solo pensare. Questo, però, è solo un lato della medaglia. Se si guarda dall’altra parte si nota una burocrazia ancora troppo complessa che complica l’operatività di ciascuna proposta. Il sistema dovrebbe essere più agile, non solo in termini burocratici. Bisogna stare al passo e incrementare i ponti con ciò che accade nel mondo dell’arte internazionale. Occorre abbattere i confini.

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