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Cesare Pietroiusti

interviste
Cesare Pietroiusti

01 Marzo 2022

Curatori

Manca un tessuto di istituzioni formative con prospettive sperimentali e dal respiro internazionale

Artista e curatore

Quali sono, nella sua esperienza, gli artisti italiani contemporanei (in vita) che hanno raggiunto maggiore visibilità all’estero e grazie a quali fattori (per es. gallerie, biennali, mostre, curatori, ecc.)?  
Gli artisti dell'Arte Povera come Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo e Giulio Paolini hanno raggiunto visibilità all'estero, prima di tutto grazie all'importanza storica della loro ricerca e, poi, grazie al lavoro di curatori come Germano Celant che hanno fatto conoscere il loro lavoro con mostre, saggi ecc. Credo sia stata determinante, almeno per il contesto nord-americano, la scelta della Sonnabend di acquisire e collezionare un numero consistente di loro importanti opere. Anche Maurizio Cattelan è diventato molto noto ed esposto internazionalmente, in primo luogo per la qualità del suo lavoro accompagnato dall'attività di un network globale di galleristi, riviste e collezionisti intelligenti. L'impressione che ho sempre avuto è che molta della strategia di Cattelan sia legata al tenersi lontano dai contesti, definizioni, movimenti o anche gruppi umani, troppo caratterizzati come "italiani". Uscire dalla provincia, ed evitare di tornarci.


Quali sono, nella sua opinione, gli artisti italiani contemporanei che non hanno ancora raggiunto adeguata visibilità per il loro valore artistico e quali sono le cause di questa mancata valorizzazione? 
Un nome su tutti, Franco Vaccari. Uno che invece ha scelto orgogliosamente di vivere a Modena e di spostarsi assai poco. Se ripenso al destino che ha avuto l'opera di Fabio Mauri, direi che il lavoro di Vaccari sarà conosciuto e valorizzato fuori dall'Italia quando se ne farà carico una galleria come Hauser & Wirth. 

 

Quali sono, nella sua esperienza, le tappe e gli elementi che favoriscono la carriera internazionale di un artista italiano contemporaneo? E dove il sistema italiano è
carente per sostenere l’arte contemporanea italiana sulla scena artistica internazionale?
Ciò che è carente in Italia è un tessuto di istituzioni formative con prospettive di ricerca avanzate, sperimentali, interdisciplinari e, ovviamente, anche dal respiro internazionale.
Qualcosa del genere lo ha rappresentato il corso di arti visive dello Iuav, specie al suo inizio. Ma è necessaria una svolta forte in senso, ripeto, interdisciplinare, che faccia capire
che la ricerca artistica è il grimaldello che può aprire tutti gli altri saperi, dare nuovo significato alle tecniche e ai linguaggi più diversi. Cosa che, mi sembra, i giovani più curiosi
 e meno convenzionali fanno, altrimenti, "da soli".

 

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