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Chiara Nuzzi

interviste
Chiara Nuzzi

20 Febbraio 2025

Curatori

Manca il contatto tra artisti emergenti e il sistema

Curatrice e manager editoriale di Fondazione ICA Milano e curatrice delle mostre di collezione per Fondazione Bonollo, Thiene

Quali sono gli artisti italiani contemporanei nati dopo il 1960 che hanno raggiunto una maggiore visibilità all’estero e grazie a quali fattori? 

Alcuni di loro sono Maurizio Cattelan, Marcello Maloberti, Lara Favaretto, Nico Vascellari, Diego Perrone, Monica Bonvicini. I fattori sono diversi e specifici per ciascun artista, tra cui la tipologia di ricerca e produzione del lavoro, le gallerie che li hanno rappresentati e sostenuti negli anni, le mostre internazionali a cui hanno preso parte, la possibilità di condurre dei periodi di ricerca/produzione all’estero ed entrare in contatto con comunità artistiche internazionali. La capacità di saper rispondere alle urgenze del loro presente sicuramente li accomuna tutti e tutte.

 

Quali sono gli artisti che al contrario non hanno ancora raggiunto una adeguata visibilità e per quale motivo? 

Elisa Giardina Papa è un’artista mid-career che negli ultimi anni, soprattutto dopo la partecipazione alla biennale di Venezia due anni fa, sta riuscendo a ottenere il giusto riconoscimento in contesto internazionale. In linea generale le pratiche research based che si sviluppano attraverso l’utilizzo del video sono a mio avviso poco valorizzate in Italia e fatte circolare scarsamente. Questo consacrazione “rallentata” in Italia forse tende a rendere più complicata circolazione e visibilità anche all’estero.

 

Quali sono gli artisti italiani emergenti (nati dal 1990) che hanno ad oggi le potenzialità per una adeguata visibilità all’estero e grazie a quali fattori? 

Rebecca Moccia, Isabella Costabile, Costanza Candeloro, Monia Ben Hamouda sono alcune delle artiste che nel tempo stanno sviluppando ricerche estremamente interessanti e connesse alle urgenze del presente. Credo che la loro capacità di interrogare se stesse come artiste e come individui parte di una collettività e di riflettere tali interrogativi nella pratica artistica renda le loro ricerche rilevanti e universali.  

 

Dove, a suo giudizio, il sistema italiano è carente per sostenere l’arte contemporanea italiana sulla scena artistica internazionale? 

Purtroppo il sistema delle gallerie italiane supporta ancora poco i giovani artisti, e solo poche di loro hanno iniziato con lungimiranza ad aprirsi alla ricerca verso le generazioni più giovani esplorandone le pratiche. Sicuramente il sistema formativo universitario non è costruito in funzione di favorire il contatto tra studenti/artisti, gallerie o perfino istituzioni. In molte università non vengono organizzati group show di fine corso e quando questo avviene non sono comunicati in maniera efficace, non vengono invitati galleristi o curatori a visitare i progetti, il contatto quindi tra gli artisti emergenti e il sistema.  

 

Quali sono gli interventi necessari per favorire un miglior sostegno? 

Ricollegandomi alla domanda precedente, favorire e incentivare la produzione e sperimentazione degli artisti, giovani e mid-career, sicuramente avrebbe un impatto positivo in termini di sostegno sia attraverso spazi messi a disposizione a prezzi calmierati sia attraverso residenze e grant. C’è un grave problema di assenza di spazi da destinare agli studi, soprattutto nelle grandi città come Milano o Roma, e questo costituisce inevitabilmente un limite alla sperimentazione delle pratiche.
 

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