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Ilaria Bonacossa
interviste
01 Marzo 2022
Curatori
Il coraggio dei collezionisti e la poca fiducia delle istituzioni italiane
Direttrice Museo Nazionale Arte Digitale, Milano Gi direttrice Artissima 2017-2021, Torino
Quali sono, nella sua esperienza, gli artisti italiani contemporanei (in vita) che hanno raggiunto maggiore visibilità all’estero e grazie a quali fattori (per es. gallerie, biennali, mostre, curatori, ecc.)?
In Europa l’arte italiana è abbastanza visibile, ma uscire da un confine europeo è sicuramente più difficile. Rispetto a un po’ di anni fa qualcosa è cambiato. Il fatto che i giovani artisti parlino l’inglese – lo dico perché quelli della mia generazione, quella generazione (nati alla fine degli anni ’60 e inizio ’70) con cui sono cresciuta a Milano, non lo parlava e quindi nella mia esperienza ho portato curatori di Biennali a fare studio visit da Frosi, Grimaldi con situazioni da mezza scena muta, anche se va detto che è non è vero che non parlavano per niente inglese, ma erano così intimiditi da non usarlo e preferivano non parlare. Questo ovviamente nell’esportazione del loro lavoro ha reso più difficile il compito. Gli artisti più giovani partono già dall’idea di fare residenze all’estero, vivere a Berlino, a Londra dove è pieno di giovani artisti che costruiscono la loro carriera partendo da un altro posto. In questo momento devo dire che la Svizzera è un hub molto importante per i giovani artisti italiani: ci sono delle buone scuole, c’è una maggior attenzione e attrattiva, come ad esempio è stato per Lorenza Longhi che si è formata in Svizzera. Di giovani artisti con talento che emergono ce ne sono tanti ma poi solo alcuni ce la fanno, ad esempio Marinella Senatore ora è alla Biennale di San Paolo e in questo momento sta avendo una buona visibilità internazionale, Lara Favaretto l’ha avuta ma occorre ricordare che c’è dietro Franco Noero che è l’unica galleria italiana nel comitato della fiera Art Basel. Se l’artista ha il sostegno di un buon numero di collezionisti può lavorare alle mostre e non deve realizzare opere più piccole, che costano meno, ma realizzare e mostrare lavori più importanti.
Quali sono, nella sua opinione, gli artisti italiani contemporanei che non hanno ancora raggiunto adeguata visibilità per il loro valore artistico e quali sono le cause di questa mancata valorizzazione?
Tantissimi sono i giovani artisti che potrebbero avere una visibilità all’estero. Davide Sgambaro, Matteo Pizzolante, che ha fatto con Artissima il Jaguar road Show, ma ci sono anche tanti altri che hanno già una carriera più avviata, per esempio Anna Franceschini, una bravissima artista che fa tanti progetti. Lei, a mio avviso, è pronta per fare un salto per fare mostre istituzionali all’estero.
Quali sono, nella sua esperienza, le tappe e gli elementi che favoriscono la carriera internazionale di un artista italiano contemporaneo? E dove il sistema italiano è carente per sostenere l'arte contemporanea italiana sulla scena artistica internazionale?
Le istituzioni pubbliche e private in questo caso aiutano maggiormente un artista italiano attraverso il sostegno di premi. Ma il vero problema non si presenta per gli artisti molto giovani a inizio carriera, ma quando si comincia a fare le mostre, magari le prime personali in galleria. E lì che dovresti fare il salto ma le istituzioni sono abbastanza chiuse per un giovane artista alla sua prima personale istituzionale ed è difficile creare una carriera solo con la galleria. Idem per un’istituzione straniera che deve allestire la prima mostra di un giovane italiano che non ha ancora esposto in un museo nel proprio Paese: il classico circolo vizioso.
L’Italian Council ha un po’ aiutato questo passaggio ma è anche una questione di forza delle gallerie, nel senso che una galleria italiana se vuole esportare il suo business con successo può avere qualche artista italiano, ma in percentuale minore perché per essere accettata in fiere internazionali e riconosciuta deve avere un prodotto che gli altri riconoscono. In questo senso le nostre gallerie sono state molto esterofile. Il fatto che il numero di collezionisti stia crescendo e ci sia maggior attenzione aiuta anche gli artisti italiani, ma allo stesso tempo è anche vero che una volta che hai comprato uno o due lavori non puoi comprare venti lavori dello stesso artista. Il fattore “tappo” è riferito maggiormente alle gallerie che hanno delle resistenze nell’investire in giovani italiani. Poi la curiosità dei curatori stranieri che vengono in Italia a causa del Covid si è un po’ fermata. Devo dire che sul fronte dell’aiuto ai curatori sicuramente l’effetto Via Farini Archivio Arte Italiana che ai tempi era stato abbastanza miracoloso continua ad esserci ma con il digitale c’è meno bisogno di curatori quando vengono in Italia parlano maggiormente con le gallerie e le accademie. I musei italiani ogni tanto dovrebbero provare a fare mostre ad artisti a questo livello di carriera, quello più difficile, perché non stai scoprendo qualcuno e non sei sicuro che sarà un grande maestro, però è pur vero che se non lo fanno le istituzioni italiane perché dovrebbero scommetterci le istituzioni straniere?
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