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Roberta Tenconi

interviste
Roberta Tenconi

01 Marzo 2022

Curatori

C'è bisogno di maggiori possibilità di connessione e confronto

Curatrice, Pirelli HangarBicocca, Milano

Quali sono, nella sua esperienza, gli artisti italiani contemporanei (in vita) che hanno raggiunto maggiore visibilità all'estero e grazie a quali fattori (per es. gallerie, biennali, mostre, curatori, ecc.)?
Arte Povera a parte, probabilmente l’artista contemporaneo più conosciuto in questo momento all’estero è Maurizio Cattelan: le immagini di queste settimane dei visitatori in coda nella sua mostra all’UCCA di Pechino sono abbastanza strabilianti, in pochi mesi ha fatto più visitatori della mostra di Picasso. Nel suo caso, direi che il fattore principale di tale notorietà, più che la frequentazione di una determinata scuola o di un gruppo di artisti (Maurizio è un autodidatta) o di certi critici e curatori, sia stato innanzitutto la sua tempra, un misto di ambizione e metodo. Nei primi anni Novanta, senza conoscere nessuno, senza parlare una parola di inglese e con pochissimi dollari in tasca, è andato a New York che allora era considerata il centro del mondo dell’arte: Maurizio voleva confrontarsi con questo. Lì certamente ha stretto relazioni importanti con persone che hanno poi seguito il suo lavoro negli anni ma non tutti, forse, ricordano che a parte una piccola mostra nella galleria Daniel Newburg nel 1993 – letteralmente chiusa subito dopo il vernissage – sono passati sette anni prima di esporre in città. Oggi ovviamente il contesto è molto diverso, non esiste più un presunto centro a cui guardare e tutto è più connesso ma quello che non è cambiato, credo, sia la necessità di perseverare nella propria ricerca e lavorare, lavorare e lavorare: se il lavoro è di qualità porterà da qualche parte. 


Quali sono, nella sua opinione, gli artisti italiani contemporanei che non hanno ancora raggiunto adeguata visibilità per il loro valore artistico e quali sono le cause di questa mancata valorizzazione?
Personalmente credo sia importante guardare sempre al di là dei propri confini e confrontarsi con ciò che è nuovo e diverso. In questo il ruolo delle istituzioni è fondamentale, non solo nel conservare e preservare opere esistenti ma anche nel commissionarne di nuove, nel dare spazio e risorse agli artisti per nuove produzioni e, in generale, nell’investire in ricerca e in aspetti del lavoro che, magari, hanno meno visibilità o opportunità all’interno di contesti più legati al mercato. Penso che gli artisti italiani delle ultime generazioni abbiano sofferto, in Italia, la mancanza di investimenti importanti e continui in questa direzione e, quindi, della possibilità di competere con opportunità e situazioni differenti all’estero – e questo vale non solo per i giovani ma anche per artisti più storicizzati. Questo è certamente un aspetto sempre più necessario e sul quale poniamo attenzione in Pirelli HangarBicocca. Penso ad esempio alla ricerca che ha portato alla ricostruzione degli Ambienti Spaziali di Lucio Fontana o all’ambizione del progetto “Produttivo” di Giorgio Andreotta Calò che poi è stato donato in una inedita forma di co-proprietà a 11 musei del circuito AMACI. Per citare solo qualche altro esempio, augurandomi che siano sempre di più, la mostra di Domenico Gnoli alla Fondazione Prada o quella di Nathalie Du Pasquier al MACRO, o quella di qualche anno fa su Cinzia Ruggeri a Casa Masaccio o in Triennale che ha riportato all’attenzione il lavoro filmico di Gianfranco Baruchello, o ancora alla ricerca che sta portando avanti il museo del Novecento di Milano su figure rimaste più in ombra come Amalia del Ponte o Marinella Pirelli o, più di recente, il progetto Biennale College Arte della Biennale di Venezia che per la prima volta apre alla possibilità di produrre ed esporre, anche a giovani artisti italiani, un nuovo lavoro alla prossima Biennale. 

 

Quali sono, nella sua esperienza, le tappe e gli elementi che favoriscono la carriera internazionale di un artista italiano contemporaneo? E dove il sistema italiano è carente nel sostenere l'arte contemporanea italiana sulla scena artistica internazionale?
Una carriera internazionale si costruisce studiando e trascorrendo tempo all’estero, confrontandosi con artisti, critici e curatori di contesti differenti, partecipando a residenze e scambi: è così che si moltiplicano le occasioni relazionali ed espositive. Rosa Barba, ad esempio, è un artista che pur avendo sempre tenuto uno stretto legame con l’Italia e con le sue origini, si è formata al di fuori dei confini e oggi ha una grande visibilità nel panorama internazionale, molto più che in Italia. Quello che credo servirebbe sono dunque maggiori possibilità di connessione e confronto, ovvero residenze, viaggi e borse di studio sia per italiani all’estero ma anche in Italia per stranieri, così da costruire un vero network di scambi e possibilità.

 

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