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Milovan Farronato
interviste
01 Marzo 2022
Curatori
Alcuni spazi espositivi, il mercato e il collezionismo influenzano le dinamiche del riconoscimento
Professore di Fenomenologia dell’Arte, IUAV, Venezia
Quali sono, nella sua esperienza, gli artisti italiani contemporanei (in vita) che hanno raggiunto maggiore visibilità all’estero e grazie a quali fattori (per es. gallerie, biennali, mostre, curatori, ecc.)?
Esistono movimenti artistici italiani come quelli dell’Arte Povera e della Transavanguardia i cui autori sono ancora in vita e attività. Storicizzati da tempo, il loro lavoro è catalogato in onnicomprensive monografie e raccontato in tutti i manuali di Storia dell’Arte insegnata in Italia e all’estero. Tra loro Giovanni Anselmo, al cui lavoro sono particolarmente legato, ma anche Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini, Sandro Chia. E poi c’è, caso diverso, Maurizio Cattelan che con immagini semplici, ma mai semplicistiche, si è conquistato fama e riconoscimento internazionale. Immagino sia riuscito ad esprimere — e continui a farlo — un bisogno di visualizzare il paradosso, di imporre una realtà ribaltata, di esprimere l'accessibilità nella potenza dell’evocazione.
Quali sono, nella sua opinione, gli artisti italiani contemporanei che non hanno ancora raggiunto adeguata visibilità per il loro valore artistico e quali sono le cause di questa mancata valorizzazione?
Mi rendo tristemente conto di avere, fino ad ora, citato solo ed esclusivamente autori uomini. Le artiste in Italia — e non solo— hanno ancora maggiore difficoltà ad essere valorizzate. Liliana Moro, al cui lavoro mi sono personalmente dedicato in svariate occasioni di proficue collaborazione, non ha ancora ricevuto un vero e proprio riconoscimento internazionale. Occasioni importanti ci sono state nel corso del tempo: biennali più d'una e Documenta IX nel 1992; collaborazioni con gallerie all’estero, pubblicazioni e copertine di magazine… E anche da questi dati si intuisce che la biografia o la cronistoria non è più un criterio sufficiente. Alcune artiste devono attendere la tarda età, dopo una produzione in luce o in ombra, ma comunque incessante, indefessa, per ricevere una valorizzazione nazionale e eventualmente internazionale adeguata. Potrei citare il caso di Maria Lai per esempio.
Quali sono, nella sua esperienza, le tappe e gli elementi che favoriscono la carriera internazionale di un artista italiano contemporaneo? Dove il sistema italiano è carente per sostenere l’arte contemporanea italiana sulla scena artistica internazionale?
Credo che il mercato e il collezionismo influenzino in modo incisivo le dinamiche del riconoscimento e alcuni mercati valgono più di altri, così come alcune piattaforme espositive hanno maggiore risonanza di altre. E’ rassicurante poter contare su una quantità di lavori prodotti nel corso del tempo (e potenzialmente disponibili), sulla serietà di una ricerca articolata senza pause o cedimenti e costellata da momenti che hanno catalizzato l’attenzione di pochi, o di alcuni. E in questa fase di revisione integrale aggiungere una nota di rilancio internazionale: efficace dinamica diffusa un po’ ovunque nell’ultimo decennio. Altrimenti è più ricorrente ottenere un riscontro molto precoce.
Necessaria un’altrettanto precoce maturità e motivazioni scolpire nella roccia. Se fossimo in Argentina citerei Adrián Villar Rojas per fare un esempio luminoso, in Italia invece Roberto Cuoghi e Francesco Vezzoli, il primo avvolto nel legittimo mistero di una ricerca appartata ma di ampio respiro, mentre il secondo abbacinato fin dagli albori dalla notorietà della specificità della sua ricerca popolare. In Italia ora abbiamo un nuovo strumento importante, l’Italian Council che dal 2017 opera come programma efficiente di finanziamento e promozione nazionale e internazionale dell’arte contemporanea italiana; guarda e si ispira a modelli prestigiosi e paradigmatici come il British Council o la Mondriaan Found. Credo sia un carta importante per le nuove generazioni. Mi permetto in conclusione di sostenere che servirebbero più mostre mid-career per gli artisti italiani pensate e curate con partner istituzionali stranieri e di citare Vanessa Beecroft, un caso speciale, un percorso tortuoso che ingloba altro, con ripiegamenti e ancora in attesa di risposte.
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