04 Giugno 2025 Artforum, "Diana Anselmo" | 16 Aprile 2025 Frieze, "Must-See: The Tears of Karl Lagerfeld" | 16 Aprile 2025 Süddeutsche Zeitung Magazin, "Mit welcher Haltung kommt man in der Kunstwelt am weitesten, Maurizio Cattelan?" | 09 Aprile 2025 The Berliner, "Consider Listening: An exhibition urging calm amidst outrage" | 02 Aprile 2025 Wallpaper, "Aboard Gio Ponti's colourful Arlecchino train in Milan, a conversation about design with Formafantasma" | 26 Marzo 2025 Frieze, "Diego Marcon’s Films Conjure a Familiar, Grotesque World" | 19 Marzo 2025 Arts Hub, "1500-degree molten steel installation, inspired by Caravaggio, to drip from the ceiling of Mona" | 15 Maggio 2024 Frieze, "Silvia Rosi Gives Voice to Her Parents’ Migration Story" | 30 Marzo 2024 The Korea Times, "Foreigners Everywhere: Artist duo who inspired this year's Venice Biennale lands in Seoul" | 07 Febbraio 2024 Artnet News, "Ceramics Are as Contemporary as a Smartphone: Chiara Camoni on Her Tactile Sculptures"
biennali
Biennale di Venezia
La partecipazione alla Biennale di Venezia rappresenta nel sistema dell’arte una delle tappe più importanti nella carriera di una artista e di un artista e un’occasione di grande visibilità di fronte ad un pubblico internazionale, come si evince anche dall'eco sulla stampa (si veda a tale riguardo la sezione sulla visibilità mediatica). La nascita stessa della Biennale nel 1895 è stata dettata dalla volontà di dare spazio alla creatività italiana e alle altre espressioni nazionali. Anche dopo più di un secolo dalla sua fondazione, e nonostante aspetti talvolta ritenuti anacronistici in un mondo globale, come i padiglioni e il concetto di nazionalità, questa manifestazione conserva il suo prestigio e la capacità di consacrare il valore di una artista e un artista affermato o di lanciare la carriera di una artista e un artista emergente attraverso i suoi premi e le sue convocazioni. Inoltre, stimola il paese ospitato a fare sistema tra istituzioni, curatori, galleristi e collezionisti per esprimere al meglio l’arte di casa.
Sin dalla fondazione della Biennale, la volontà dei suoi organizzatori è stata orientata verso una vocazione internazionale. La presenza di artisti stranieri è stata per diversi decenni pari al 60% del totale, che giunge fino a percentuali dell’80% nel 1980, per salire al 90% nelle edizioni degli ultimi due decenni del Novecento. Soprattutto a partire dal 1999, la Biennale è diventata espressione di un mondo dell’arte globale: l’esposizione di Harald Szeemann del 1999, denominata "dAPERTutto", è stata dedicata all'affermazione del principio di apertura della partecipazione a tutto il mondo, senza limiti di età, geografie, indirizzi. In quell’anno le presenze italiane in mostra furono 13 su 100 artisti (13%), in crescita percentuale (9%) rispetto all’edizione precedente del 1997, quando erano state 19 su un totale di 216. La percentuale di italiane e italiani è scesa di nuovo nelle prime edizioni del Duemila fino a 15 su 300 (5%) nel 2001 e 23 su 284 (8%) nel 2003. Al tempo stesso, con la Biennale del 1999 sono aumentate le partecipazioni dei Padiglioni dei paesi stranieri fino ad arrivare a 89, circa 60 in più delle nazioni che possiedono un Padiglione ai Giardini, per cui parte di essi ha trovato sede all’Arsenale. La globalizzazione ha significato, quindi, una maggiore partecipazione di nazioni straniere, registrando una crescita dei paesi partecipanti fino al 2019 con 93 presenze, 88 nell’edizione del 2019, 80 nell'edizione 2022 (la prima post-Covid) e di nuovo 88 nel 2024. Nella globalità dell’arte sono, dunque, sempre più le voci che chiedono diritto di cittadinanza e si è allargata la geografia dei paesi produttori e sostenitori della creatività del presente.
In questo contesto il Padiglione Italia partecipa non come paese ospitante con un padiglione ad elevata visibilità sul modello di Expo, bensì come pari tra pari. Il curatore è nominato dal Ministro della Cultura, selezionato attraverso un concorso ad inviti, mentre l’incarico di Commissario è ricoperto dal Direttore Generale Creatività Contemporanea. La nomina del curatore dell’Esposizione internazionale d’Arte della Biennale, invece, è frutto della decisione del Cda su indicazione del presidente della Biennale.
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Il Padiglione Italia
Il primo Padiglione Italia come lo conosciamo oggi è stato quello del 2007 curato da Ida Gianelli, con la partecipazione di Giuseppe Penone e Francesco Vezzoli. Dopo Gianelli, dal 2009 al 2015, i diversi curatori e curatrici hanno preferito una visione corale dell’arte italiana, tematizzata in ogni Biennale in modo diverso: dall'influenza del Futurismo sui 20 artisti contemporanei di Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli all’esperimento collettivo dei 200 artisti di Vittorio Sgarbi del 2011, dalla frammentarietà della produzione artistica italiana del 2013 di Bartolomeo Pietromarchi ai 16 artisti e artiste del Codice Italia di Vincenzo Trione del 2015.
Per i curatori le mostre collettive hanno rappresentato un modo per presentare la scena italiana nel modo più ampio possibile, ma hanno depotenziato la forza e la visibilità del singolo artista di fronte al pubblico internazionale degli addetti ai lavori e dei visitatori. Anche perché, per chi frequenta la Biennale, vi è un effetto accumulo nella visione dell’arte. Inoltre, si è trattato di mostre tematiche che difficilmente rientrano nella selezione del premio al miglior padiglione, che negli ultimi anni è andato sempre a padiglioni con progetti monografici. La svolta c’è stata nel 2015 con Cecilia Alemani e due anni dopo con Milovan Farronato, quando i curatori hanno scelto di concentrarsi su un numero limitato di artisti, rispettivamente Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey e Enrico David, Chiara Fumai, Liliana Moro.
Con la Biennale del 2022 si è arrivati finalmente ad un progetto monografico anche nel Padiglione Italia scegliendo l’artista Gian Maria Tosatti, classe 1980, attivo tra Napoli e New York, selezionato dal curatore Eugenio Viola e sostenuto dalla galleria italiana Lia Rumma. Anche il Padiglione italiano del 2024 è stato affidato ad un solo artista, Massimo Bartolini, classe 1962, di base a Cecina in Toscana, con la curatela di Luca Cerizza e il sostegno di gallerie come Magazzino, Massimo De Carlo e Frith Street Gallery.
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Edizioni Biennale Venezia, Padiglione Italia
anno | n. artisti italiani esposti |
n. artisti contemporanei italiani esposti |
---|---|---|
2007 | 2 | 1 |
2009 | 20 | 13 |
2013 | 14 | 9 |
2015 | 15 | 6 |
2017 | 3 | 3 |
2019 | 3 | 3 |
2022 | 1 | 1 |
2024 | 1 | 1 |
L'esposizione internazionale
Se lo spirito del Padiglione Italia è quello di promuovere la creatività italiana nel contesto mondiale, l‘Esposizione internazionale ha l’ambizione di raccogliere intorno ad un tema l’espressione creativa globale, storica e contemporanea. Essere presenti in questa mostra ha un rilievo particolarmente significativo. Ma quanto le italiane e gli italiani sono stati chiamati a dare il loro contributo a questa rappresentazione dell’arte e a questa narrazione del presente negli ultimi anni? Come prima cosa, registriamo che il numero di presenze italiane è stato basso: nel 2007 con Robert Storr tra i Giardini e l’Arsenale solo sei artisti italiani su 100 (6%), dieci su 87 (11,5%) nell'edizione del 2009 curata da Daniel Birnbaum, e 10 su un totale di 84 (11,9%) in quella del 2011 curata da Bice Curiger.
Mentre nel 2013 nell’Esposizione curata da Massimiliano Gioni sono 14 gli italiani su 164 (8,5%), scesi a quattro su 139 (2,9% ) nella mostra del 2015, curata da Okwui Enwezor, e cinque su 193 (2,6%) nel 2017, in quella curata da Christine Macel. Ancor meno nel 2019, due su 84 (2,4%), nella Mostra firmata da Ralph Rugoff. Il peso quindi dell’arte italiana, presentata in Laguna, possiamo ipotizzare sia legato alla conoscenza che i curatori stranieri hanno della scena italiana, storica e contemporanea, e quanto essa sia visibile all’estero. Dall’analisi emerge che le artiste e gli artisti italiani presenti nelle Biennali già operano in ambito internazionale o sono autori già storicizzati (ma poco noti oltre confine), mentre manca un sostegno ad autori mid career o alle nuove scoperte. Dal 2007, nel Padiglione Italia su 56 artisti esposti, 19 (più di un terzo) svolgevano o svolgono la loro attività anche all’estero e più di 30 (oltre la metà) erano rappresentati anche da gallerie straniere o italiane in città straniere. Mentre sempre dal 2007 per l‘Esposizione internazionale su 47 artisti 19 lavoravano o lavorano con base all’estero e 33 erano rappresentati anche a livello internazionale.
Le scelte di Cecilia Alemani per la 59ª Biennale di Venezia, intitolata "Il latte dei sogni", confermano che la presenza delle italiane e degli italiani cresce quando la direzione artistica è affidata ad una italiana o italiano, o comunque a direttrici o direttori artistici che conoscano molto bene sia la storia artistica del nostro paese sia i talenti emergenti, attivi in Italia e all’estero. Dalla sua sede di New York, Alemani ha selezionato, su un totale di 213 artisti, 26 italiani, pari al 12,2%; 25 sono donne e un solo, Diego Marcon, uomo. Rileggendo con attenzione la recente storia dell’arte italiana, la curatrice ha potuto riconsiderare tanti nomi sottovalutati, artiste che hanno fatto parte delle avanguardie, ma sono state trascurate dalla narrazione storico artistica e dal sistema dell’arte. Dei 26 artisti selezionati, solo cinque sono gli emergenti.
Nel 2024, il curatore brasiliano Adriano Pedrosa per la sua mostra "Foreigners Everywhere", stranieri ovunque, ha innanzitutto utilizzato il titolo di un'opera di Claire Fontaine, scatenando grande visibilità per il collettivo italo-inglese (composto da Fulvia Carnevale e James Thornhill). L'opera in questione è stata anche inserita nella mostra, insieme a quella di altri cinque artisti nati dopo il 1960 e di altri 43 artisti della prima metà del Novecento, nati in Italia ma emigrati (principalmente in Sudamerica). Quello che accomuna le artiste e gli artisti moderni e contemporanei nella lista di Pedrosa è, spesso, appunto, la storia migratoria, come vuole il titolo dell'esposizione. Ecco, nel dettaglio, la lista di artiste e artisti emergenti inclusi:
Giulia Andreani, classe 1985, di base a Parigi
Claire Fontaine, collettivo formato da Fulvia Carnevale (italiana) e James Thornhill (inglese), nato nel 2004, di base a Palermo
Alessandra Ferrini, classe 1984, di base a Londra
Victor Fotso Nyie, classe 1990, di base a Faenza
Fred Kuwornu, classe 1971, di base a New York
Agnes Questionmark, classe 1995, di base a Roma e New York
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Edizioni Biennale Venezia, Padiglione Internazionale
anno | n. artisti italiani esposti |
n. artisti contemporanei italiani esposti |
n. totale artisti partecipanti |
% artisti italiani esposti |
% artisti contemporanei italiani esposti |
---|---|---|---|---|---|
2007 | 6 | 4 | 100 | 6,0 % | 4,0 % |
2009 | 10 | 8 | 87 | 11,5 % | 9,2 % |
2011 | 10 | 7 | 84 | 11,9 % | 8,3 % |
2013 | 14 | 6 | 164 | 8,5 % | 3,7 % |
2015 | 4 | 2 | 139 | 2,9 % | 1,4 % |
2017 | 5 | 2 | 193 | 2,6 % | 1,0 % |
2019 | 2 | 2 | 84 | 2,4 % | 2,4 % |
2022 | 26 | 6 | 213 | 12,2 % | 2,8 % |
2024 | 49 | 6 | 331 | 14,8 % | 1,8 % |
Documenta Kassel
Tra le manifestazioni periodiche più importanti del sistema dell’arte c'è documenta, nata a Kassel nel 1955 per iniziativa di Arnold Bode e stabilizzatasi dalla quinta edizione (documenta 5, 1972) su cadenza quinquennale. Se le prime edizioni sono state caratterizzate da partecipazioni prevalentemente europee, a partire dal 1992 (documenta 9) la mostra ha assunto anche carattere extraeuropeo, portando a 37 il numero delle nazioni partecipanti. Secondo lo studio di Sacco, Santagata e Trimarchi intitolato "L’arte contemporanea italiana nel mondo" (Skira 2005), gli artisti tedeschi ospitati a documenta si sono attestati dal 1992 al 2002 tra il 10% e il 20%, con una percentuale doppia rispetto agli artisti italiani invitati all’Esposizione internazionale della Biennale Arte di Venezia nello stesso periodo. La media delle presenze italiane a Kassel nelle tre edizioni del 1992, 1997 e 2002 è stata del 4% circa, con tendenza discendente. In queste tre edizioni si è passati, infatti, da 13 presenze nel 1992 (7% del totale) a 4 nel 1997 (3%), per scendere nel 2002 a due presenze, Gabellone e Boeri (pari al 2%). Le artiste e gli artisti italiani ospitati erano all’epoca già conosciuti nei circuiti internazionali dei musei o facevano parte di movimenti noti come, per esempio, l’Arte Povera.
Nella presente analisi abbiamo preso in esame le ultime otto edizioni di documenta a Kassel (dal 1987 al 2022) e abbiamo constatato che le artiste e gli artisti italiani hanno avuto una presenza molto altalenante in questa manifestazione internazionale. Più nel dettaglio, le edizioni in cui l’arte italiana è stata meglio rappresentata sono state: documenta 8 nel 1987, sotto la direzione di Manfred Schneckenburger, del cui team faceva parte anche l’italiano Vittorio Fagone; documenta 9 nel 1992, in cui accanto al direttore artistico Jan Hoet vi era l’italiano Pier Luigi Tazzi; e dOCUMENTA (13) nel 2012, diretta da Carolyn Christov-Bakargiev, curatrice italo-americana, allora direttrice del Museo di arte contemporanea Castello di Rivoli.
Invece, negli appuntamenti di documenta X (1997), curata da Catherine David, documenta 11 (2002), curata da Okwui Enwezor, e documenta 14 (2017), curata da Adam Szymczyk, la presenza delle artiste e degli artisti italiani è stata decisamente scarsa, con, rispettivamente, quattro, due e tre artisti per edizione. L’arte italiana è stata totalmente assente da documenta 12 nel 2007, curata da Roger M. Buergel e Ruth Noack, con 119 artisti invitati. Anche nell’ultima edizione di documenta 15, dal 18 giugno-25 settembre 2022, non risultano esserci artisti italiani, fatta eccezione per Sergio Racanati, nato a Bisceglie nel 1982, che ha presentato il suo film " Wok/Wajan" nel public program della manifestazione. Dal rapporto tra totale artisti esposti (1.297) e presenze italiane nelle otto edizioni esaminate (51, di cui 11 nati dopo il 1960) risulta che in media gli italiani sono il 4% e non superano mai il 7% (documenta 9).
Tra le presenze più assidue nelle documenta prese in esame ci sono: Giulio Paolini, che è stato invitato a partecipare negli anni 1972, 1977, 1982 e 1992; Giuseppe Penone (1972, 1982, 1987, 2012); e Michelangelo Pistoletto, sempre con quattro partecipazioni (1968, 1982, 1992, 1997). Ettore Spalletti ha partecipato a due edizioni nel 1982 e nel 1992. Da questa mappatura emerge che a documenta sono stati chiamati più volte artisti italiani già riconosciuti dal sistema internazionale. Dal nostro studio sulle edizioni più recenti è emerso che quanto più i curatori hanno conoscenza della scena artistica italiana grazie ai loro rapporti con musei, istituzioni e artisti e gallerie, tanto più essi danno voce all’espressività artistica del nostro paese. È quanto è avvenuto, per esempio, in documenta 13 di Carolyn Christov-Bakargiev. La ex-direttrice del Castello di Rivoli ha voluto rappresentare la scena artistica italiana nel 2012 includendo artisti di diverse generazioni del 900, da Giorgio Morandi (già ben noto a livello internazionale, posto con la sua opera nel “Cervello” della mostra al Museum Fridericianum di Kassel) passando per gli storicizzati Boetti, Balestrini, Mauri, Baruchello e Penone (già molto forti sul mercato internazionale) sino ad arrivare alla generazione nata dopo gli anni ‘60 con Massimo Bartolini, Rossella Biscotti, Chiara Fumai e Lara Favaretto. Ed è stata una consacrazione per alcuni di loro, come Rossella Biscotti (1978) che l’anno dopo, nel 2013, è chiamata in Biennale da Gioni, e Chiara Fumai (scomparsa nel 2017) che nel 2019 è stata inclusa nel Padiglione Italia da Farronato.
Nel 2017 in occasione della contestatissima documenta 14 di Adam Szymczyk, che per la prima volta ha varcato i confini tedeschi e si è svolta ad Atene oltre che a Kassel, è stato dedicato largo spazio all’artista sarda Maria Lai, scomparsa pochi anni prima, nel 2013. Szymczyk aveva avuto modo di apprezzare il suo lavoro in occasione di una visita in Sardegna nel 2014 insieme a Salvatore Lacagnina, che ha fatto parte del team curatoriale di documenta 14. Della Lai sono state esposte circa una dozzina di opere, in parte a Kassel e in parte ad Atene, appartenenti a varie serie e momenti creativi. Nello stesso anno Lai è stata inclusa anche da Christine Macel nella mostra della 57ª Biennale di Venezia. Presenza italiana anche con il duo composto da Marie Cool e Fabio Balducci (francese lei, italiano lui, vivono a Parigi) sia nella mostra di Kassel sia in quella di Atene con tre opere, e con l’altro duo, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, premiati nel 2015 con il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia per la loro partecipazione al Padiglione Armeno.
All'ultima documenta, del 2022, la visione del collettivo di curatori di documenta 15, l’indonesiano ruangrupa, è globale e indirizzata verso le aree emergenti del mondo. L’arte italiana non è certamente parte di questa prospettiva, quindi, sebbene abbia trovato più spazio nella concomitante Biennale di Cecilia Alemani, continua ad essere assente, almeno per il momento e a quanto è a conoscenza di chi scrive, da documenta. Tuttavia si può concludere che il dialogo tra le due manifestazioni internazionali è molto vivo e le artiste e gli artisti prescelti spesso passano da Kassel a Venezia e viceversa. La curatela della prossima edizione di documenta 16 nel 2027 è stata affidata alla curatrice afroamericana Naomi Beckwith, vicedirettrice e capo curatrice al Guggenheim di New York.
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Edizioni di Documenta
anno | n. artisti italiani esposti |
n. artisti contemporanei italiani esposti |
n. totale artisti partecipanti |
% artisti italiani esposti |
% artisti contemporanei italiani esposti |
---|---|---|---|---|---|
1987 | 18 | 0 | 317 | 5,7 % | 0,0 % |
1992 | 13 | 1 | 195 | 6,7 % | 0,5 % |
1997 | 4 | 1 | 138 | 2,9 % | 0,7 % |
2002 | 2 | 1 | 117 | 1,7 % | 0,9 % |
2007 | 0 | 0 | 119 | 0,0 % | 0,0 % |
2012 | 11 | 4 | 194 | 5,7 % | 2,1 % |
2017 | 3 | 0 | 163 | 1,8 % | 0,0 % |
2022 | 2 | 2 | 72 | 2,8 % | 2,8 % |
Altre biennali internazionali
A partire dagli anni 90 sono nate diverse altre manifestazioni artistiche periodiche in tutto il mondo, tra biennali, triennali, festival, che si sono affermate come eventi prestigiosi, anche grazie a influenti curatrici e curatori ai quali è stata affidata la direzione artistica. La nostra indagine condotta sulle ultime edizioni di 20 biennali internazionali rivela che la presenza italiana è strettamente collegata alla conoscenza della scena italiana del curatore se non, con le dovute eccezioni, al suo essere italiano.
La seconda evidenza è la presenza di artiste e artisti italiani già affermati nel sistema globale o che hanno stabilito nel tempo la loro residenza all’estero. In alcune aree del mondo, soprattutto ad oriente, come Sharjah, Gwangju, Shanghai, Singapore e Sydney, le biennali non hanno quasi mai esposto artiste e artisti italiani negli ultimi anni. Stesso discorso per le biennali di scoperta, come quella di Berlino e la New Museum Triennial di New York, attente alle tematiche calde e ai paesi emergenti. I numeri registrano nelle 80 edizioni delle manifestazioni internazionali 94 presenze di artiste e artisti italiani, di cui 79 di autori post 1960.
Le edizioni con più partecipazioni sono state la 12ª Manifesta a Palermo, curata da un team internazionale, con dieci artisti tra cui Marinella Senatore, Yuri Ancarani e Renato Leotta, seguita dalla 14ª Biennale di Istanbul, curata da Carolyn Christov-Bakargiev, con sei artisti, tra cui Giovanni Anselmo, Michelangelo Pistoletto, Fabio Mauri fino all’emergente Elena Mazzi. Quattro artisti italiani alla Biennale di Lione del 2017, curata da Thierry Raspail e Emma Lavigne, tra cui Burri, Dadamaino e Scheggi, così come all’11ª Manifesta a Zurigo, tra cui Cattelan.
Cattelan è tra gli artisti più presenti nelle edizioni delle varie Biennali analizzate (oltre alla Manifesta di Zurigo del 2016 appena nominata, anche a due edizioni di Skulptur Projekte a Münster, nel 1997 e 2007). Hanno partecipato a tre biennali anche Marinella Senatore (Lione 2015, Manifesta 2018 e San Paolo 2021), Tatiana Trouvé (Lione 2015, Istanbul 2017 e Triennale Yokohama 2017) e Rosa Barba (San Paolo 2016, Riboca 2018 e Triennale Yokohama 2020), tutte artiste che hanno (o hanno avuto per lungo tempo) base all’estero. Nico Vascellari è presente in due delle biennali analizzate (October Salon Belgrado nel 2018 e Lione del 2019), mentre Lara Favaretto è stata a Münster nel 2007 e a Liverpool nel 2016.
Rispetto al report "Quanto è (ri)conosciuta all'estero l'arte italiana contemporanea" del 2022, si è svolta un'edizione della Biennale di Liverpool nel 2023 con due italiani: Binta Diaw e Francis Offman. Nell'edizione del 2025 non sono presenti artisti italiani. Neanche a quella di Lione nel 2024 c'erano artiste o artisti italiani.
Meglio la presenza in Corea: alla Gwangju Bienniale del 2023 non c'erano italiani nella main exhibition, ma ce ne erano quattro nel primo Padiglione italiano: Camilla Alberti, Yucal Avital, Marco Barotti, Agnes Questionmark e Fabio Roncato. L'anno successivo (pur essendo una biennale si è svolta due anni di seguito), c'era la già nominata Binta Diaw nella main exhibitione e Rebecca Moccia nel secondo Padiglione italiano.
Zero italiani a Sydney nel 2024, mentre a Diriyah nel 2024 c'erano Armin Linke e Rossella Biscotti. Prima volta per un italiano alla Islamic Arts Biennial di Jeddah con Arcangelo Sassolino a gennaio 2025. Manifesta a Barcellona, nel 2024, ha incluso ben cinque italiani: ancora Binta Diaw, accanto a Bea Bonafini, Claire Fontaine, Chiara Camoni, Masbedo.
Alla Biennale di Riga, che è stata rimandata dal 2022 al 2023 e poi cancellata del tutto, avrebbe dovuto partecipare Rosa Barba. Per la Biennale di San Paolo del 2025 sono stati scelti tre italiani, ma solo una nata dopo il 1960, Marinella Senatore. Gli altri sono Giorgio Morandi e Giorgio Griffa. Artista storicizzata anche per la Biennale di Shanghai del 2023-24, Maria Lai.
Ad October Salon Belgrado sono stati inclusi tre italiani: Aldo Giannotti, Alessandra Saviotti e Francesco Fonassi. Da notare che tra i curatori c'è Lorenzo Balbi. Di nuovo Rossella Biscotti alla Biennale di Sharjah del 2025 insieme a Adelita Husni-Bey, mentre Giulia Piscitelli è stata inclusa nella Biennale di Lagos del 2024. Raffaella Crispino è stata inclusa nella Triennale di Yokohama del 2024.
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